Titolo: Solomon Kane
Regia: Michael J. Basset
Anno: 2010
Paese: Francia,
Gran Bretagna, Repubblica Ceca
Giudizio: 3/5
Solomon Kane è stato un mercenario al servizio di
Elisabetta I di Inghilterra. Ha ucciso senza alcuno scrupolo fino a quando non
ha incontrato le forze degli Inferi e ha capito di dover diventare un uomo di
pace se non voleva perdere la propria anima. Ora, allontanato dal convento in
cui aveva trovato rifugio, si trova a dover difendere una fanciulla figlia di
chi gli ha dato fiducia. Dovrà tornare ad uccidere.
Il pregio di Solomon Kane è quello di slegarsi
completamente dalle grosse produzioni prediligendo una strada indipendente e
una narrazione mai scontata. Già solo il fatto che sia di stampo europeo merita
una menzione in più contando che oramai questo filone del genere è una
caratteristica del tutto americana.
L’atmosfera cupa, le scene di violenza, il pessimismo di
fondo, sono i marchi del cinema di Basset, regista giovane e fresco che al suo
attivo conta già alcuni film davvero interessanti.
Da DEATHWATCH a WILDERNESS (il suo lavoro migliore) il
regista arriva alla sua vera messa alla prova confrontandosi con l’altro lato
del fantasy e delle crociate. Un paragone viene subito con quella puttanata
assurda che rispondeva al nome di VAN HELSING. In questo caso le ambientazioni
e i costumi lo ricordano abbastanza anche se la messa in scena atipica devia
nettamente dai tipici clichè del genere.
Il cast è buono annovera a parte James Purefoy, incazzato
come pochi, un sempre buono Postlethwaite.
Sicuramente uno degli spunti iniziali più originali era
il soggetto originale dello scrittore Robert Ervin Howard, lo stesso di Conan il Barbaro,
che continua una sorta di crociata degli horror a sfondo religioso da cui si è
dipanato un vero e proprio filone e mostrando il lato più mistico della lotta
tra bene e male (BLACKDEATH ma anche STAKE LAND e numerosissimo altri) riuscendo a trasformarsi in opere
senza ricorrere a troppi intellettualismi.
L’unica
pecca è il finale…