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lunedì 27 luglio 2020

Feast 3-The happy finish


Titolo: Feast 3-The happy finish
Regia: John Gulager
Anno: 2009
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Siamo alle battute finali di Feast II: Sloppy Seconds: i sopravvissuti vengono messi in salvo da un misterioso individuo, Shot Bus Gus, che sembra conoscere il segreto per tenere sotto controllo le letali creature. Li conduce attraverso le fogne, grazie alla quali attraversano tutto il sottosuolo della città. Lungo il tragitto, vengono aiutati dall'esperto karateka Jean-Claude Seagal, e scoprono che le creature sono state create in un misterioso luogo chiamato "The Hive". Forti di tutte le loro scoperte, i sopravvissuti decidono di passare all'attacco, e affrontare la resa dei conti una volta per tutte.

La saga di Feast ha regalato mostri, frattaglie, budella sparse in ogni dove, un'impronta sempre splatter, ironia nerissima, qualsiasi personaggio in vena di fare l'eroe morto nel giro di pochissimo tempo, bambini mangiati, donne e uomini violentati, sadismo, torture, combattimenti, tradimenti, gore, disgusto comico e scene di nudo e di sesso.
La sufficienza è un voto dato alla saga per intero, di cui forse la ripetizione senza mai aggiungere quell'elemento in più di storia che poteva fare la differenza, ha fatto sì che si creasse un'enorme spartiacque tra il primo capitolo e i due successivi omologando gli ultimi e i caratteri peculiari della narrazione a tratti addirittura noiosa come in questo caso.
Il primo era in un locale, il secondo in una città mezza abbandonata, in questo per sfuggire ai mostri si scende nelle fogne dove si incontreranno sette cannibali che cercano di uccidere i protagonisti e che per qualche strana ragione non sembrano interessare alle creature.
Feast 3 introduce una nutrita schiera di eroi nuovi che muoiono molto male dal belloccio muscoloso iniziale a cui la sopravvissuta spara per sbaglio in faccia, al profeta che allontana le creature con il sibilo dell'apparecchio acustico, al karateka a cui verranno amputate le braccia e ben altro.
Gulager sembra disinteressarsi alla tecnica e alle inquadrature storpiandole, spesso con una fotografia troppo cupa, esaspera ulteriormente i toni rendendo la trama soporifera caratterizzata da un delirium trash a tratti banale e inconsistente con tutto questo splatter incessante per cercare di abbellire i toni e il ritmo senza riuscirci.
Alla fine escono dalle fogne ma un robot gigantesco schiaccia il penultimo superstite e un messicano con chitarra appresso suona le ultime note dolenti della trilogia.