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lunedì 3 giugno 2019

Arrivederci amore ciao


Titolo: Arrivederci amore ciao
Regia: Michele Soavi
Anno: 2006
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Giorgio è un terrorista di sinistra condannato all'ergastolo e rifugiato in un avamposto guerrigliero nel Centro America. Nel 1989, col crollo del muro di Berlino e successive smobilitazioni, Giorgio decide di rientrare in Italia ma soltanto per tornare ad essere un uomo normale. Consegnatosi alla polizia italiana, come da copione e su suggerimento del vice questore della Digos, Anedda, l'ex-terrorista "canta", rivelando i tanti nomi dei suoi vecchi compagni. Scontata una pena minima in carcere, il Codice Penale prevede cinque anni di buona condotta per ottenere la riabilitazione e Giorgio la vuole ad ogni costo e con ogni mezzo. La strada verso la reintegrazione sociale abbatterà vite colpevoli e innocenti. Giorgio non ripara, non risarcisce, non si pone interrogativi morali e i suoi delitti restano senza castigo

Soavi è uno dei registi contemporanei più interessati e capaci sul territorio.
Bastano pochi film per capire che il regista nostrano abbia i numeri come Dellamorte dellamore
In questo caso particolare parliamo di un film molto complesso che deve dalla sua una scrittura che ha avuto diverse mani da cui trarre materiale del romanzo di Massimo Carlotto che non ho letto.
Mi ha ricordato per certi versi nella messa in scena il film di Incerti Complici del silenzio
Soavi continua a prediligere il cinema di genere inserendo tutto il suo cinismo e la sua violenza all'interno della pellicola, facendo fare i salti mortali ad un cast funzionale dove Boni può togliersi le catene e urlare tutto il suo disagio espresso con la sua carica fisica ed emotiva.
La volontà e il bisogno di fare cinema per Soavi si vede fin dalle prime inquadrature per un autore purtroppo relegato ad essere un mestierante per fiction italiane imbarazzanti dove l'esperienza si nota subito. Qui gli esiti estetici sono per fortuna meno televisivi rispetto alla porcheria che gli tocca girare per la Rai, come addetto ai lavori, cercando di andare oltre, sovvertendo le regole dell'appiattimento stilistico e cercando di osare qualcosa di nuovo che il nostro cinema sembra aver dimenticato.