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domenica 9 marzo 2014

Vhs 2

Titolo: Vhs 2
Regia: AA.VV
Anno: 2013
Paese: Usa
Festival: TFF 31°
Giudizio: 3/5

Il film, sequel di V/H/S, è incentrato su due investigatori che, impegnati nella ricerca di uno studente, trovano un nastro contenente film horror. Gareth Evans ed Eduardo Sanchez sono i due co-scrittori e co- direttori di regia designati per scrivere le storie horror, affiancati da altri scrittori e registi.

Ormai il panorama degli horror, o ibridi, che sfruttano il successo del found-footage, non si contano nemmeno più. Tanti sono identici. Molti cercano di lavorare solo sulla locandina, e diversi altri copiano idee nemmeno molto originali.
Ora, pur non avendo visto il primo della saga, mi ha incuriosito vederlo tra i film selezionati dell'ultimo TFF.
V/H/S 2 a tratti mi ha davvero divertito. Questa è un caratteristica che scopro sempre di meno nell'universale mondo dell'horror found-footage post-contemporaneo.
Dove sta l'intuizione o il guizzo creativo, se così si può parlare, di questo strano film composto da espisodi.
Intanto partendo dal fatto che non tutti valgono la pena, anzi, in realtà soltanto uno rimane veramente impresso nella memoria e chissà come mai è quello della setta.
Safe Haven di Gareth Evans (MERANTAU,THE RAID) grazie a una troupe riesce a strappare all'ambiguo guru di una setta indonesiana un'intervista esclusiva, ma durante le riprese gli eventi precipitano, facendo piombare gli operatori in un autentico Inferno sulla terra in cui compare pure un demonio caprino.
L'elemento gore presente e tutte le intuizioni e lo stile inconfondibile del regista, mostrano il suo talento e la sua cattiveria nel punire questi fan delle new-religion, una massa di persone alle volte davvero pericolose.
A Ride in the Park invece racconta il ciclo di vita di uno zombie e a inscenarlo chi potevano essere se non quei due geni figli di puttana di THE BLAIR WITCH PROJECT. Tra gli altri episodi in cui non mancano occhi portatori di segreti, alieni e carneficine assolute, compare anche un altro regista davvero niente male ovvero colui che si era ccupato di quella chicca ultragore di nome HOBO WITH A SHOTGUN.
Se la cornice è stanca e vacua nella sua assenza di incisività, l'elemento che non ho ben capito ma che continua a farmi dormire sereno la notte, è che forse questa saga di V/H/S, se così si può definire, poteva diventare, nel suo genere, qualcosa di potente e a tratti originale come hanno fatto le saghe dei MASTER OF HORROR oppure FEAR IT SELF.
Questo uso per certi versi di usare il lungo, nella sua forma, per questi mediometraggi poteva essere secondo me, più ottimale e avrebbe dato la possibilità a diversi autori di mettersi all'opera distinguendosi con medi originali.
La risposta che mi do è di natura puramente commerciale, quindi il lungo, in questa forma, vende di più che il format televisivo.
Alla fine però penso una cosa: quando su sei episodi, me ne rimane impresso solo uno, forse non è proprio il risultato sperato.