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venerdì 21 gennaio 2022

E'stata la mano di Dio


Titolo: E'stata la mano di Dio
Regia: Paolo Sorrentino
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 5/5

Fabio è uno dei tre figli di Saverio e Maria, coppia della buona borghesia napoletana, circondata da vicini, parenti e amici che condividono allegria e problemi famigliari. Adolescente incerto sul futuro dopo un diploma di maturità classica ancora da conquistare, Fabio è intimidito dalle donne e innamorato della zia Patrizia, di grande sensualità e di inquietanti allucinazioni. Intorno a lui ruota un caleidoscopio domestico fatto di scherzi materni e stoccate paterne, di un fratello che sogna il cinema e una sorella che vive chiusa in bagno, più i tanti personaggi che costituiscono un teatro partenopeo da far invidia ad Eduardo. Ma questo universo protettivo ed esilarante è destinato a scomparire all'improvviso, creando un vuoto che, forse, potrà essere anche fonte di una nuova libertà creativa.
 
Per me tra i film italiani mainstream degli ultimi anni, l'ultimo Sorrentino vince a mani basse.
Tolto quello che sta facendo il cinema di genere italiano, tolto il cinema italico-idiota e altri prodotti televisivi, ripeto l'ultimo Sorrentino vince superando gli ultimi Sorrentini, ovvero quei film politici fatti e finanziati dal Pd, film "politici" quando inverosimilmente palesavano una sorta di biografia pop e patinata di alcuni esponenti della politica senza avere sentimenti ed emozioni specifici se non di facciata, incapaci di trascinare a livello emotivo lo spettatore.
Mentre qui si piange e ci si commuove.
La prima impressione a freddo è di rimanere di stucco di fronte alla verità di alcuni passaggi del film, momenti e scene con un enorme spessore drammaturgico dai litigi tra i genitori di Fabio, sentendo le urla strazianti di una madre che viene tradita e che non riesce a nascondere il malessere lasciando i figli inermi ad ascoltare senza poter fare nulla. Ad una complicità sempre tra marito e moglie dove quest'ultima, Teresa Saponangelo assieme a Biagio Manna la migliore del film, riesce a prendere in giro il marito e i vicini con degli scherzi innocenti quanto audaci e bilanciare così amore e sofferenza da un estremo all'altro.
Chi lo sà, magari è un film nostalgico e personale. Sicuramente è un viaggio nella memoria di un autore che con semplicità e complessità, perdonatemi la contrapposizione, è riuscito più che mai a dare uno squarcio così neorealista e spontaneo di una storia familiare come tante, osservata da una lente chirurgica in grado di non farsi mancare e sfuggire nulla della componente umana partendo dalle smorfie, dai piccoli gesti, dalle risate, a quei fondamentalismi italici che dalla televisione, al calcio, hanno avuto e continuano ad avere un enorme peso specifico nelle case degli italiani fino a fonderli con il folklore locale attingendo dal munaciello fino a protagonisti della malavita come l'ascesa triste di Armando.
Fellini avrebbe apprezzato donna Patrizia. Forse più in carne di così come lo è stato per la Saraghina ma il risultato del nostro outsider ha finalmente omaggiato nel migliore dei modi senza strizzare l'occhio ma reinterpretando a livello personale, come si dovrebbe sempre fare, una deliziosa commedia all'italiana con una maturità di fondo che purtroppo oltreoceano non hanno saputo apprezzare a dovere.