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giovedì 13 giugno 2013

Cecchino

Titolo: Cecchino
Regia: Michele Placido 
Anno: 2012
Paese: Francia 
Giudizio: 2/5 

Il capitano Mattei è a un passo dall’arrestare una famigerata banda di rapinatori di banche, quando un cecchino appostato sul tetto spara contro i poliziotti, per consentire ai suoi complici di fuggire. Ma uno dei rapinatori è gravemente ferito e i piani della banda devono cambiare. I banditi si rifugiano allora presso lo studio di un medico corrotto, e rimandano così la spartizione della refurtiva. Mentre Mattei organizza una feroce caccia all’uomo, per ognuno dei criminali inizia la discesa all’inferno... 

Placido quando deve girare i suoi romanzi criminali è bravo e lo ha dimostrato negli anni mettendo a segno pochi film deliziosi che il nostro cinema italiano sembrava aver dimenticato. 
Lo sbarco in Francia e l'idea di avere una certa tranquillità e agilità per fare quello che voleva sembrava essere la strada giusta soprattutto adattando un soggetto molto vicino alle caratteristiche del regista. 
Il Cecchino, titolo quanto mai esplicito su una storia e una sceneggiatura ancora più esplicita, ha tanti elementi buoni e un cast ben misurato se non fosse per la presenza di Violante Placido che proprio non si può vedere. C'è l'ottimo Autiel e il misurato Kassovits e l'immenso Gourmet. 
C'è una squadra affiatata, un'intensa caccia all'uomo, un continuo rincorrersi e cercare di scoprire chi è mandante di cosa. Il polar, ovvero la declinazione francese del genere in chiave noir, spesso venata da sfumature esistenzialiste, atmosfere cupe e un tono livido, sembra essere la sfida che si è prefissata Placido riuscendo sicuramente a dare prova di un indiscusso talento ma senza riuscire ad entrare mai nel vivo della storia. L'effetto purtroppo che produce il film è quello di essere dimenticato nel giro di poco tempo, lasciando lo spettatore attonito senza capire il perché e il senso generale del film nonostante i molti plot e sub-plot che cerca di seguire. 
"Il pubblico deve percepire che la nostra civiltà sta attraversando una fase distruttiva dal punto di vista dei rapporti umani. [...] Nel film Parigi diventa così l'arena nella quale si pareggiano i conti di quella guerra, senza dimenticare il fatto che costituisce un meraviglioso background per questo thriller." Probabilmente è vero ma a questo giro di Boa il regista della banda della magliana non ha saputo essere così incisivo. Sembra alla fine di tutto, un film girato con molta fretta senza analizzare quei particolari e quei cavilli che avrebbero giovato di più al film.