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sabato 30 luglio 2011

Testuo The Bullet Man


Titolo: Testuo The Bullet Man
Regia: Shinya Tsukamoto
Anno: 2009
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Anthony è un uomo d'affari, impiegato in una grande azienda di Tokyo. Nella metropoli vive con la moglie Yuriko, il figlioletto Tom ed ogni tanto va a trovare il padre, uno scienziato cibernetico in pensione che da quando ha perso la moglie a causa del cancro è diventato maniaco salutista e non fa che sottoporre i figlio e nipotino a visite mediche. Camminando verso casa al ritorno da uno di questi controlli medici il piccolo Tom viene investito da una macchina e ucciso brutalmente davanti agli occhi del padre. Non un incidente ma un assassinio premeditato in piena regola ad opera di un killer misterioso. Nessuna ritorsione o vendetta, semplicemente la voglia di provocare una reazione violenta nella famiglia del bimbo. Yuriko è praticamente sull'orlo del baratro mentre Anthony reagisce stranamente alla perdita del figlio. Sembra quasi in trans, senza forze né voglia di vendetta, ma nella sua mente qualcosa di terribile si sta scatenando, qualcosa che inizia ad un certo punto a manifestarsi visibilmente anche all'esterno.

Come per Haneke il discorso è analogo. Un prodotto d’esportazione per il mercato Usa da parte del prolifico regista nipponico, tra i padri e precursori del cyberpunk in pellicola.
La differenza con il regista austriaco è quella che mentre nel suo caso voleva fare un film identico cambiando gli attori, in questo caso rimane parte del soggetto di sempre ma anche qui con un cambio di attori per ovvie ragioni di mercato.
E allora finchè sono gli americani a pagare, si possono abbassare i toni…
Cosa dire dunque ritrovandosi di fronte all’ultimo lavoro di un autore che come in questo caso dirige,interpreta,monta e fotografa oltre che naturalmente sceneggiare? 
The Bullet Man è la lunga catarsi nella sofferenza di un uomo, la disperazione piena e profonda mista all’aggiacciante disperazione di un padre che scopre di essere stato usato come cavia per esperimenti che come in questo caso creano ciò che non si vorrebbe.
L’undicesimo film in questione credo voglia chiudere completamente una saga che non aveva bisogno di altri capitoli per rinforzare un discorso già chiuso e che riusciva al tempo a contaminare il cyber-punk e l’azione con uno stile assolutamente originale. Tutta la trilogia del regista era assolutamente avanti rispetto alle forme espressionistiche di allora in questo genere, riusciva ad analizzare lo spirito industriale e iper-produttivo di Tokyo sublimandolo con questa visione dell’uomo oramai sempre più ossessionato dalla tecnologia.
A differenza però di altri suoi cult come BULLET BALLET e TOKYO FIST i protagonisti di questa saga erano e sono  persone a stretto contatto con le macchine.

Tsukamoto rappresenta uno dei più grandi registi orientali di questo tempo.
Il suo cinema è visionario ed estremo come quello dell’amico Miike Takashi, ossessionato anche lui dalla poetica insita nella violenza solo che a differenza di Miike, Shinya  predilige le sorti dell’uomo moderno che si sfalda e perde pezzi proprio come una macchina(in questo caso il protagonista sanguina petrolio).
Probabilmente un lavoro che resterà di nicchia nel senso che già la durata di 70’ potrebbe fare arricciare qualche naso ai ricchi produttori che hanno richiesto il film, contando poi l’attore principale, un ibrido americano-giapponese, tale Eric Bossik e l’immancabile regista che si ritaglia un classico ruolo da villain con una caratterizzazione più complessa rispetto alle altre.
Inoltre la sceneggiatura è molto più chiara, i dialoghi esprimono quello che una volta il regista non avrebbe permesso e nel totale a parte la scena finale davvero a tratti disturbante come le urla della creatura che soffre e ama in un complesso andirivieni di emozioni.
A parte dunque alcune defezioni volute o no da parte del regista rimane l’indiscusso fascino e l’indiscussa potenza delle immagini  definita da una fotografia neutra con una prevalenza del grigio,blu e del nero, un montaggio straordinario, FX digitali che si alternano, un sonoro come sempre preciso e attento ad essere il più disturbante possibile e come sempre la definizione dell’immagine impeccabile e i movimenti di macchina che mantengono sempre dei livelli molto alti.