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lunedì 25 novembre 2013

Canyons

Titolo: Canyons
Regia: Paul Schrader
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Tara, giovane aspirante attrice, ha una turbolenta relazione con Christian, un giovane e ricco produttore di film. La vicenda si complica quando nella vita di Tara si riaffaccia il suo ex, Ryan, in un'escalation di sangue, violenza, paranoia e crudeli giochi mentali.

Si è parlato molto dell'ultimo film di Schrader e a quanto pare non è piaciuto a nessuno. I motivi potrebbero essere molti tra cui una storia già messa in scena da innumerevoli registi e una struttura abbastanza tipica per il genere.
Eppure Canyon ha dalla sua delle buone intuizioni che non ne fanno certo un ottimo film ma lo salvano garantendone una solida dignità.
Diciamo che Schrader sceglie dei protagonisti odiosi. Manichini pieni di soldi e gigolò di loro stessi in una Los Angeles quanto mai finta, squallida nei modi di pensare e venditrice di fumo.
Palleggia tra tutte le dicotomie dell'esasperazione estetica contemporanea. I personaggi come dicevo, sono oggetti elastici al servizio della squallida mercificazione di massa.
La Lohan oltre ad essere bella non risalta molto come attrice ma in questo film, a parte i problemi legati al suo caratteraccio, è funzionale per lo scopo ovvero adempie al suo ruolo che forse è spaventosamente simile alla sua normale routine.
James Dean ha detto che preferisce i film porno perchè molto più professonali rispetto alle produzioni cinematografiche. Và detto però che è stato un elemento interessante usare lui come protagonista in un ruolo che gli calza a pennello insieme ad altre star del porno che fanno solo delle comparsate. Sul personaggio di Ryan preferisco non dire nulla se non che è l'ennesimo belloccio che non sa recitare e anche qui è congeniale per essere sfruttato al meglio nel film.
Una radiografia della svendita, dei corpi come merce, degli interessi economici che valgono la perdita della dignità.
Uno stile asciutto con delle belle musiche e una fotografia quasi amatoriale.
Come gli spettacoli non possono che assomigliarsi tutti, nella loro ristrettezza morale, nel loro linguaggio ridotto ai minimi termini, anche i personaggi e il loro perdersi dietro futili scandali.
Schrader e un regista infine che vede la settima arte non tanto come espressione del mondo ma come panacea salvifica, anche per se stesso