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giovedì 14 giugno 2012

Meute


Titolo: Meute
Regia: Franck Richard
Anno: 2010
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Nel bel mezzo di una nevosa terra di nessuno, Charlotte conosce il viandante Max. I due decidono di fermarsi in un motel e di passare la notte in una camera. Dopo cena però l'uomo non rientra e Charlotte esce a cercarlo invano. Quando la donna fa ritorno viene però rapinata dalla barista, La Spack, che scopre essere la madre di Max. La rivelazione verrà presto seguita da una scoperta ancora più terrificante che Charlotte dovrà affrontare per sopravvivere.

Horror underground di quelli che anno bisogno di infarcire la pellicola con continui rimandi al cinema di genere e con un citazionismo veramente esagerato contando le tre diverse strutture che compongono il film. Addirittura è stato uno di quei pochi film della fortunata “nouvelle vague horror francese” ammessso a Cannes e piaciuto sia alla critica che al pubblico. Ecco, questo è un chiaro esempio di come l’horror, da sempre considerato un genere inferiore, sta riuscendo ad approfondire una feroce critica sull’animo umano e via dicendo. Non siamo più solo al cospetto di monster-movie oppure generi analoghi ma qualcosa di ben diverso che parte da una storia reale per sfociare in un delirio con evidenti richiami al torture-porn, allo splatter e strizza l’occhio a Romero e simili (evito gli spoiler ma l’ultima parte a diversi punti in comune con THE COTTAGE).
Se è vero che i dialoghi non approfondiscono molto e la caratterizzazione dei personaggi sembra alle volte lasciata alla fantasia dello spettatore (madre,investigatore e i figli della madre) il resto seppur con alcuni limiti funziona e il reparto tecnico così come la location e le scenografie sono davvero funzionali.
Il citazionismo citato all’inizio diventa l’assurdo che molti criticano mentre dall’altra parte diventa terreno fertile per esagerare di continuo senza mai dare il tempo alla pellicola di decellerare.
Un risultato comunque buono per l’esordiente Richard. Certo non è Du Welz, Gens o Laugier ma se contiamo che questo è il suo primo film allora c’è da sperare bene.