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martedì 7 gennaio 2020

Daim


Titolo: Daim
Regia: Quentin Dupieux
Anno: 2019
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Il protagonista è un uomo che si trova ossessionato da una giacca di cervo comprata mentre sta fuggendo, forse, dalla sua vita.
Si isola in un piccolo paesino montano in cui finge di essere regista, ma la giacca comincia a occupargli la mente con un proposito: diventare l’unica giacca esistente al mondo e fare di lui l’unico proprietario di una giacca.

Quentin Dupieux alias Mr Oizo è un dj ma anche un grande regista indipendente alternativo.
Come per la musica, segue un suo percorso personale che lo porta a scelte spesso bizzarre che sembrano sfiorare il trash per quanto assomiglino a dei veri e propri quadri grotteschi.
Una commedia nera dove si ride anche e molto ma per quella scelta singolare di combinare l'azione che ormai l'artista ha saputo fare sua, creandosi una sua politica d'intenti personale, un suo linguaggio tutt'altro che banale come spesso potrebbe essere frainteso.
Wrong CopsWrongRubber, tutti avevano a loro modo qualche scena madre da ricordare, e l'ultimo Daim oltre ad essere un rientro in patria per l'autore che si stacca dagli Usa, nemmeno a farlo apposta è il film più maturo, esilarante, politico, assurdo, drammatico e violento.
In un paesino di montagna dove sembrano vivere solo persone sole e disilluse dalla vita, Georges sembra filtrare attraverso il suo sguardo perso e la sua nuova telecamera digitale, il ritratto realistico di come la solitudine possa tessere la tela della follia.
Attraverso paradossi e dialoghi assurdi, obblighi e verità, giochi sull'identità e una giacca che prende sempre più forma, il film fa un ritratto con la commedia di costume fino a generare disagio. Dupieux traccia un quadro molto espressivo della noia che regna nelle province francesi più remote e lo fa senza prendersi mai troppo sul serio, arrivando a fare un'evoluzione molto netta in termini di intenti e messaggi e riflessioni presenti nel film, ma al contempo riuscendo con tutti gli enigmi iniziali del primo atto a tessere un film brillante e raffinato, sempre al confine tra commedia assurda e dramma realistico sulla follia, interpretato dagli eccellenti Jean Dujardin e Adèle Haenel.
Un film che mescola i generi passando dalla commedia nera, al dramma sociale, al grottesco, allo slasher, allo splatter fino al mockumentary. Tutti ingredienti deliziosi che trovano un'ottima collocazione in una storia che non smette di stupire e di apparire così maledettamente assurda e affascinante.