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giovedì 13 settembre 2018

Blind Loves


Titolo: Blind Loves
Regia: Juraj Lehotsky
Anno: 2008
Paese: Slovacchia
Giudizio: 3/5

Slovacchia, 2005. Il film segue tre anni nella vita di quattro persone cieche: Peter, insegnante di musica e compositore che condivide la sua vita con Iveta; Miro, un playboy della Roma che vive a casa con sua madre e frequenta Monika nonostante la disapprovazione dei suoi genitori; Elena, che sta aspettando con ansia il suo primo figlio e infine Zuzana, che ha appena iniziato una scuola integrata ma si trova in cerca di amore e amicizia online.

L’amore può essere dolce, stupido, e, a volte, può anche essere cieco… Trovare il proprio posto in questo mondo non è cosa facile per nessuno, ma quanto è più difficile quando si è non-vedenti? La “visione” delle persone cieche è pura ed essenziale, e spesso anche spiritosa. Fa scoprire una nuova dimensione sul senso della felicità.
Originale, così andrebbe definito il documentario del regista slovacco.
Un'opera con vari aspetti e scene surreali (basti pensare alla citazione dell'ATALANTE di Jean Vigò) in quella scena onirica e bellissima in cui Peter scende nei fondali marini e trova una piovra gigante.
Un film che spesso lascia disorientati proprio per la materia che tratta ovvero di come i cechi percepiscono il mondo. L'idea di aver fatto un film corale con diversi siparietti e descrivendo microcosmi molto diversi ma accomunati dalla cecità è un'idea valida e molto profonda che trova vari aspetti su cui fermarsi a riflettere.
Ad esempio una scena che identifica l'ansia e la paura ma allo stesso tempo diventa un aspetto della quotidianità della vita di questi protagonisti è quella della discoteca dove lei viene invitata a ballare da uno sconosciuto e il compagno per un attimo teme che possa succederle qualcosa, chiedendosi in maniera del tutto pertinente perchè mai uno che vede dovrebbe chiedere di ballare ad una non vedente. Un'opera che fa luce su degli aspetti per noi completamente nuovi dove la percezione del mondo vista dalla loro parte spesso è più essenziale e intuitiva di quanto si pensi soprattutto se può dar luce e forma ad una nuova dimensione di realtà.
Dei quattro capitoli o delle quattro storie è solo l'ultima a esprimere e descrivere la solitudine e la tristezza mentre nelle altre il bisogno o l'urgenza è forse proprio quella di concepire l'ironia alla base dei rapporti di coppia o quelli madre/figlio che esprimono tenerezza ed empatia e forse una delle uniche armi che noi tutti abbiamo per vivere sereni la nostra esistenza.