Titolo: Giorno di ordinaria follia
Regia: Joel Schumacher
Anno: 1993
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Michael Douglas riveste i panni di
D-Fense, un anonimo cittadino il cui equilibrio psichico si è
spezzato. Il suo viaggio all'interno della metropoli per raggiungere
la moglie che vuole uccidere sarà una continua caduta verso il fondo
di un abisso interiore.
Molti registi negli anni hanno
denunciato i malesseri della società contemporanea in cui viviamo
dall'alienazione del lavoro, all'assurdità della vita metropolitana,
infine i ritmi di una società sempre più capitalista e consumista
ma soprattutto egoista. Peculiarità che hanno ripreso in parti del
mondo diverse e in anni diversi svariati autori con la loro politica.
Schumacher in questo film chiama in
ballo molti argomenti, uno tra questi che ho trovato decisamente il
più spiazzante e drammatico è stato proprio il legame di coppia tra
i due coniugi post divorzio, dove appena si notano segnali
allarmanti di qualcosa che non và anzichè arrivare alla radice del
problema per semplicità si preferisce farla finita con tutti i
rischi e i problemi che questa scelta comporta.
Questo non vale nemmeno come assoluto
vista la quantità di notizie di cronaca in cui proprio non notando
quei segnali allarmanti o sminuendoli si arriva alla tragedia
domestica.
Prima di arrivare al climax finale dove
tutta questa parte viene giostrata in maniera un po troppo
frettolosa, i primi due atti sono molto potenti e hanno un ritmo
incredibile portandoci come ha fatto Gordon nel 2005 con EDMOND a
vedere una galleria di situazioni e personaggi improbabili che
incrociano il destino o la strada del protagonista.
Ciò che più affascina in un
personaggio come quello di D-Fense è che potrebbe essere uno di noi
e forse proprio vedere un altro al posto nostro ci fa compatire ancor
più il protagonista anzichè farci riflettere sul fatto che le
strategie di recupero quando ormai si è passata la soglia rischiano
di essere inutili.