Titolo: Perfetti sconosciuti
Regia: Paolo Genovese
Anno: 2016
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Quante coppie si sfascerebbero se uno
dei due guardasse nel cellulare dell'altro? È questa la premessa
narrativa dietro la storia di un gruppo di amici di lunga data che si
incontrano per una cena destinata a trasformarsi in un gioco al
massacro. E la parola gioco è forse la più importante di tutte,
perché è proprio l'utilizzo "ludico" dei nuovi
"facilitatori di comunicazione" - chat, whatsapp, mail,
sms, selfie, app, t9, skype, social - a svelarne la natura più
pericolosa: la superficialità con cui (quasi) tutti affidano i
propri segreti a quella scatola nera che è il proprio smartphone (o
tablet, o pc) credendosi moderni e pensando di non andare incontro a
conseguenze, o peggio ancora, flirtando con quelle conseguenze per
rendere tutto più eccitante. I "perfetti sconosciuti" di
Genovese in realtà si conoscono da una vita, si reggono il gioco a
vicenda e fanno fin da piccoli il gioco della verità, ben sapendo
che di divertente in certi esperimenti c'è ben poco. E si ostinano a
non capire che è la protezione dell'altro, anche da tutto questo, a
riempire la vita di senso.
Soprattutto nel cinema italiano e nella
commedia ancor di più, trovare idee e spunti originali su cui
imbastire una storia sembra essere sempre più difficile. Non a caso
e torniamo sempre lì, sono sempre di meno i titoli e i film
interessanti della nostra cinematografia, senza stare a chiamare in
ballo alcuni film di genere che di recente hanno dato prova di avere
una marcia in più (molti tra l'altro grazie al talento di registi
alle prime armi).
Paolo Genovese è un regista che non mi
è mai piaciuto e non si è mai fatto notare.
Uno di quelli che porta avanti un
marketing di cinema scontato e fessacchiotto.
Perfetti Sconosciuti parte da una
sceneggiatura scritta a cinque mani con un cast che non ha bisogno di
presentazioni e che esercita una sua accurata funzionalità,
eliminando di fatto fatali errori di recitazione che sarebbero
costati cari al film.
Una sola location (senza contare gli
interni delle diverse case) tanti dialoghi e il cuore e l'anima del
film legate alla fragilità dei singoli personaggi e i loro piccoli
segreti e tesori nascosti.
Soprattutto in quest'epoca
post-contemporanea, liquida, mediatica e frenetica in cui lo stress
diventa parte integrante della nostra vita (andandoselo spesso a
ricercare) il film mostra diverse idee interessanti, coppie diverse
ma tenute assieme da fili invisibili in cui di fatto sono sempre gli
interessi a fare da padrone e proprio per questo si pagano care le
scelte e gli errori.
Il concetto è questo: siamo arrivati
al punto in cui una sim, una chiamata, un messaggio, può fare molto
male e distruggere una carriera o un rapporto di coppia. Finalmente
un film che senza andarsela a cercare sa essere cattivo di brutto e
far male sul serio. Si creano equivoci, voluti o non, si cerca di
nascondere ciò che non si può. Alla fine però tutto viene a galla.
E se fosse solo un'idea o un sogno. Certo come esperimento sociale è
dannatamente affascinante. Finalmente qualcosa di nuovo.