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giovedì 15 giugno 2017

Ardenne

Titolo: Ardenne
Regia: Robin Pront
Anno: 2015
Paese: Belgio
Giudizio: 4/5

Dopo aver commesso un crimine, Dave scappa via con la fidanzata di suo fratello Kenny, Sylvie, mentre proprio Kenny viene arrestato e trascorre in prigione quattro anni. Quando Kenny torna libero, sforzandosi di restare sulla retta via, Dave e Sylvie vivono insieme ma lottano per mantenere segreta la loro relazione. Ben presto, il passato tornerà a bussare alle loro porto e, pur di fronte al diniego di Sylvie, Kenny non è disposto ad accettare che tra loro due sia finita.

A volte alcuni film soprattutto indipendenti insegnano che basta poco per lasciare il segno.
Ardenne, titolo che attendevo da molto tempo, finalmente è riuscito ad arrivare anche da noi per fortuna ancora senza doppiaggio ( almeno per ora).
Il film di Pront fin da subito non nasconde le sue fonti d'ispirazione che per quanto ci siano all'interno del film, riescono comunque a dare l'idea di uno stile e una ricerca nuova di una forma di cinema autoriale anche se non ancora completa dal punto di vista della messa in scena e della difficoltà ad avere sempre la massima coerenza all'interno degli sviluppi e degli intrecci narrativi.
Una faida familiare, un segreto che non può non portare ad una tragedia (qui i rimandi shakespiriani non si risparmiano) e una piccola galleria di personaggi che riescono subito a creare una perfetta empatia con il pubblico. Belgio, ma più precisamente Le Fiandre e l'Anversa, un luogo cupo e inospitale, un insieme di location tutta grigia e industriale tra pioggia e buio perenne.
Tutto questo, ovviamente nei territori cari al regista, servono per dare subito prova di come Pront conosca benissimo quell'hinterland culturale e il lavoro sui personaggi diventa quasi naturale.
Il pessimismo e l'immobilità di questa cittadina fiamminga porta subito alla paralisi di una cittadina che distrugge ogni tipo di prospettiva portando a enormi problemi legati alla delinquenza ma soprattutto alla tossicodipendenza.
"Il mio film è profondamente legato al territorio, altrimenti non girerei un lavoro di questo tipo. I miei personaggi sono più che reali, ogni giorno apro le pagine dei giornali in Belgio e trovo storie ancor più folli".
Storie quasi reali di vita che spesso e volentieri spaventano ancora di più perchè ci toccano nel profondo.
Il finale di Ardenne è così tragico che mette insieme il pulp tarantiniano e il grottesco dei Coen con una marcia in più.
Senza dimenticare un cast misuratissimo e dei dialoghi che in alcuni momenti lasciano alla deriva sull'impossibilità di poter cambiare vita e intenti ma magari cercando solo di rifarsi una vita e redimersi.
In alcuni casi questa possibilità l'ambiente non sembra proprio permetterlo e Ardenne sembra tastare questo terreno.