Titolo: Nomads
Regia: John McTiernan
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
La dottoressa Eileen Flax si vede
recapitare al pronto soccorso un uomo in preda a un delirio
psicologico, che spira subito dopo averle trasmesso un messaggio
incomprensibile. La donna realizza di avere i ricordi dello
sconosciuto nella mente e scopre che questi era un antropologo
francese, da poco trasferitosi a Los Angeles, perseguitato da una
gang di teppisti che, in realtà, si riveleranno incarnazioni di
spiriti maligni.
Nomads è uno dei quei film che mi
hanno fatto innamorare ancora di più dell'horror.
I perchè sono diversi. Il suo taglio
antropologico unito allo stile di ripresa ansioso e indagatore che
rimanda a Weir, i richiami lovecraftiani qui piuttosto evidenti, il
taglio soprannaturale che chiama in causa degli spiriti malevoli e
infine l'elemento che sta alla base di tutto questo, ovvero un
livello di realtà differente dal nostro, che si muove appena sotto
la superficie delle cose, destinato a influenzare completamente la
nostra percezione del mondo, sempre che siamo così fortunati da
sopravvivere alla scoperta, dal momento che come diceva lo scrittore
di Providence, l'atto del conoscere diventa sempre una sentenza
definitiva di morte.
L'elemento che invece meno mi aveva
convinto e che rimane per me macchinoso e non una tecnica che amo nel
cinema, è quella per cui lo spettatore percepisce la storia di
Pommier dal punto di vista di Eileen, dal momento che il professore
prima di morire le ha passato la capacità di rivivere i suoi ricordi
come una sorta di transfert.
A parte questo, ci troviamo di fronte
ad un mezzo cult, per nulla inflazionato dagli anni, che rimane un
prodotto capace di unire intrattenimento e tante idee e stimoli
interessanti per andare ad indagare il fenomeno inuat e il suo
adattarsi al mondo e alla post-contemporaneità.
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