Titolo: Streets of Crocodile
Regia: Quay brothers
Anno: 1986
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 5/5
Un uomo si rinchiude in una grande sala
di lettura, appartandosi con una misteriosa scatola. Taglia il nastro
che la chiude, liberando il pupazzo conservato al suo interno:
silenziosamente, il pupazzo inizia ad esplorare le stanze buie
confinanti con la grande sala.
I maestri della stop motion aggiungono
questa coppia di fratelli dal talento più che mai consolidato.
Una galleria d'immagini perfette, in
cui i fratelli danno vita ad un mondo di sfumature, aspetti
grotteschi, un'atmosfera a tratti claustrofobica quasi kafkiana con
poche luci e suggestivi colori.
Un film che sa di oscuro, un viaggio
dentro se stessi in cui l'uomo sembra quasi sul punto di essere
stravolto da un'alterazione psicofisica
Tratto da uno dei capolavori della
letteratura polacca, Le botteghe color cannella di Bruno Schulz, i
fratelli Quay si appoggiano a uno dei capitoli centrali del libro in
questione, in cui viene descritta una singolare quanto misteriosa
strada della vecchia Drohobycz, chiamata la Via dei Coccodrilli,
piena di vecchie botteghe ricolme di meraviglie di ogni genere e di
singolari sartorie nel cui retrobottega avvengono strani, nonché
ambigui, traffici.
Non saprei cos'altro aggiungere
contando che in soli 20 minuti ci sono così tanti dettagli e
suggestioni che vederlo e rivederlo più volte non fa altro che unire
come dei puntini in una geometria perfetta di immagini dove gli
artisti catapultano pubblico e protagonista.
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