Titolo: Ultrà
Regia: Ricky Tognazzi
Anno: 1991
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Luca, 25 anni, nome di battaglia Principe, è il capo
degli ultrà romanisti. Ha passato due anni in galera, ma oggi esce e domani c'è
Juve-Roma. La notte, sul treno per Torino scopre che la sua ex-ragazza e il suo
migliore amico si sono messi assieme. All'arrivo in stazione, ci sono i primi
scontri e poi lo stadio. La partita è già iniziata, ma che importa: nei
gabinetti finalmente scoppia la battaglia.
Ultrà è un film che a rigor di logica poteva andare molto
peggio. Ancora una volta come per Ultras le tifoserie non riconoscono i fatti
in questione contestando le modalità e la messa in scena, in questo caso per
Amendola significa lasciare la curva sud della tifoseria sancendo così una
frattura.
La violenza, l’onore, il senso di appartenenza, la
fratellanza, l’emarginazione, Ultrà 25 anni fa aveva i suoi perché, non poteva
inventarsi una squadra e scelse così la Roma perché Amendola (attore
insopportabile come Ricky Memphis e Gianmarco Tognazzi) era già stato scelto e
in quegli anni per qualche strano motivo era uno degli attori italiani più in
voga.
Ultrà ha i suoi pregi e i suoi difetti, una buona regia e
una certa enfasi e alchimia tra gli attori. Se i colpi di scena non esistono è
il racconto di vita, il mostrare la realtà quanto più da vicino possibile
evitando di essere scontato all’inverosimile e puntando tutto sul dramma finale
nel climax con appunto lo Smilzo, il migliore del film, che finisce per essere
l’unica vittima innocente.
Il merito dei limiti di un autore come Ricky Tognazzi è
stato quello di non approfondire, da un punto di vista sociologico e culturale,
le cause e le implicazioni sociali del fenomeno della violenza negli stadi,
limitandosi a descrivere, il gruppo della tifoseria e i loro rituali, un
universo metropolitano di degrado e di ordinaria disperazione, rifiutando di
assumere posizioni moralistiche e lasciando che siano le immagini a parlare da
sé e alcune riescono ad essere molto convincenti.
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