Titolo: Tocco del male
Regia: Gregory Hoblit
Anno: 1998
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Un poliziotto riesce a far giustiziare sulla sedia
elettrica un pericoloso serial killer che, però, minaccia di tornare. In
seguito, infatti, qualcuno commette omicidi con lo stesso modus operandi. C’è
sotto qualcosa di demoniaco.
Se inizi un film con un flash forward significa che sai
cosa vuoi fare e poggi tutto su uno script assolutamente perfetto. Il tocco del
male è il bignami dell’imperfezione, del mischio tutto e frullo assieme ogni
tipo di atmosfera, riferimento, genere e poi speriamo che la faccia di Denzel
faccia il resto.
Hoblit è solito trattare il thriller e il poliziesco. Qui
ci sono entrambi ma con tanto soprannaturale, il che è un bene, ma che deve
essere scritto in maniera convincente che la sceneggiatura non riesce.
Il risultato è una bella via di mezzo. Il film parte
benissimo con una scena in cui vediamo il pregevole Elias Koteas che sta per
essere giustiziato e farà una rivelazione al protagonista che diventerà il
francobollo per tutto il film. Poi abbiamo il passaggio di mano, il tocco del
male e il cambio dei testimoni che porteranno ad un’indagine che nel secondo
atto perde molto, traballando e non riuscendo sempre ad avere quel ritmo che ci
si aspetta e delude in particolare nel finale, purtroppo a causa della
struttura narrativa già di fatto intuibile. Hoblit ha un budget incredibile, un
cast decisamente perfetto ma è il paranormale a non riuscire mai a stupire e ad
andare oltre le solite profezie da quattro soldi (Azazel) possessione
demoniaca, thriller parapsicologico, teologia banalotta che sconfina nei soliti
dictat del vecchio testamento e molto altro ancora Gregory Widen tiri fuori dal
calderone (tra tutte le sceneggiature questa è di fatto la più confusa)
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