Titolo: Chien
Regia: Samuel Benchetrit
Anno: 2017
Paese: Francia
Giudizio: 4/5
Jacques Blanchot ha una moglie che lo
allontana da casa perché soffre di un'allergia fisica nei suoi
confronti. Il figlio è scarsamente interessato a lui e il lavoro, in
un negozio dove tutto è in svendita, non gli dà molte
soddisfazioni. Avendo deciso di acquistare un cane si iscrive a un
corso di addestramento. Finirà con l'essere addestrato.
Accettare di essere dominati da
qualcuno, fare in modo di essere prevaricati dall'altro.
La dominazione di un altro essere umano
e allo stesso tempo l'incapacità di Jacques di non essere dominato
dagli altri. Una piccola commedia grottesca, una parabola nera su
come si possa involontariamente danneggiare i nostri affetti, quelli
che più ci stanno vicino, arrivando a creare un'allergia stando solo
a contatto con la moglie, come l'incipit ci fa subito capire quali
potranno essere gli intenti tragici del film.
Una moglie bellissima e un protagonista
che sembra abbastanza squallido, viscido è connotato da una
tristezza e malinconia come se fosse un giovane adulto alle prese con
lo strano senso di pusillanimità visto dagli altri.
Chien solo apparentemente potrebbe
sembrare un film semplice quando in realtà è molto complesso e
stratificato. Controllo e sottomissione, tutto il film vive di
contrasti forti, dall'apparente innocenza di Jacques fino alle
esplosioni di violenza bestiale.
Persone improvvisate (addestratori di
cani) che vogliono controllare le masse, la trasformazione da uomo a
bestia, l'essere costretti a vivere derisi da tutti, il nichilismo di
vedere la società come uno strumento in grado di spremerti fino alle
ossa e approfittare della tua ingenuità. Infine l'accettazione di un
omologazione che ti porta a indossare il collare tutti i giorni
andando a lavoro, mandando avanti un sistema di leggi che ci mette
sempre a quattro zampe, che ci vuole tutti scodinzolanti felici
nonostante continuiamo a fingere che non sia così.
Il regista sceglie poi dei meccanismi
che portano dalle risate assicurate fino a momenti di pura
bestialità, sottomissione, tortura dove si rimane reclusi nella
gabbia, si indossa il collare, ci si prende una scossa di Tazer per
punizione e si finisce a mangiare crocchette.
Il film riesce ad essere paradossale
dall'inizio alla fine, una favola nera di umorismo cupissimo e spesso
provocatorio finendo per essere volutamente fastidioso e
insopportabile.
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