Titolo: Desde Allà
Regia: Lorenzo Vigas
Anno: 2015
Paese: Venezuela
Giudizio: 4/5
Armando Marcano è un cinquantenne
venezuelano che gestisce un negozio di protesi dentarie da lui stesso
messe a punto con perizia tecnica e diligente attenzione al
dettaglio. Nel tempo libero Armando adesca ragazzi di strada che fa
spogliare davanti a lui, senza toccarli. Uno di questi è Elder, che
però non si lascia svestire, e lo apostrofa dandogli della "checca".
Se Elder è orfano di padre, Armando vorrebbe vedere il proprio padre
morto. Ma a poco a poco fra i due si instaura un legame che sfugge
alle definizioni e che ha molto più a che fare con i rapporti di
potere fra classi sociali destinate a rimanere rigidamente separate
che con una sessualità per Armando confinata al solipsismo.
L'opera prima di Vigas è potente e
affascinante.
Prima di tutto per il contesto sociale,
la caotica e agitata Caracas che non capita spesso di vedere al
cinema in cui il rumore e i movimenti continui e senza sosta piombano
lo spettatore in un caos urbano in cui i giovani, soprattutto,
sembrano avere tutto sotto controllo in una dimensione per certi
versi pasoliniana.
Ed è qui che conosciamo il nostro
Elder camminando dietro le spalle del nostro protagonista che
preferisce comprare piuttosto che toccare.
Entrambi senza padre, entrambi assetati
di vita e di conoscenza, i soldi come gli affetti, il contatto fisico
come la mancanza, la violenza come normalità, la curiosità come
mordente alla noia quotidiana e poi l'amore, sono sempre opposti come
le età dei due protagonisti che di fatto riescono a fare in modo che
tutto alla fine rimanga in equilibrio.
Desde Allà è un queer anomalo,
originale e fresco, spontaneo e mai volgare che indaga sulla
relazione tra età differenti sull’identità sessuale dal punto di
vista psicologico emozionale.
Tratta un tema spinoso senza soffocarlo
con immagini esagerate, tant'è che riesce in una sfida
difficilissima ovvero creare ancora più angoscia senza farci vedere
quasi mai i corpi nudi ma percependo tutto dagli intensi occhi di
Armando.
La pellicola sfiora la tragedia senza
mai abbracciarla grazie ad alcuni colpi di scena che arrivano
glaciali come pallottole. Delizioso anche se devastante la reazione
dei coetanei e della madre quando scopre "l'omosessualità"del
figlio, il quale diventa succube di Armando trovando in lui tutto
quello che ha sempre cercato. Tante scelte e tanti elementi sono
soggetti a diverse interpretazioni come per l'intenso finale
ricorrendo poco ai dialoghi e confidando su gestualità e sguardi.
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