Titolo: Love & Peace
Regia: Sion Sono
Anno: 2015
Paese: Giappone
Festival: TFF 33°
Giudizio: 3/5
Un uomo che in passato aveva sognato di
diventare un cantante punk rock, sta lavorando come impiegato per una
compagnia di strumenti musicali. È segretamente innamorato di una
sua collega. Un giorno trova una piccola tartaruga sul tetto, e la
chiama Pikadon...
Nel senso buono e metaforico del termine, Siono, che ha girato qualcosa come 5 film solo nel 2015,trova in questo ultimo delirante racconto di formazione, la possibilità di contaminare al massimo due dei temi che più lo appassionano come le mutazioni repentine della realtà sociale del Giappone e la vessazione della società sull'individuo, trovandone una buona alchimia.
Love & Peace, il titolo è già
profetico, è un film che procede per accumulo infarcendolo di
elementi, simboli, trasformazioni, tutto in perfetta sintonia e
riuscendo ad equilibrare Kaijū Eiga, fantasy, i christmas movie
yankee e l’animazione stop motion tutto con fantasia e una
trasversalità di generi cinematografici incredibile, ludica e
originale.
Il tutto poi sapendo sottolineare la
tragedia di Fukushima e Hiroshima, il peso della società, la cronaca
del dopobomba, l'alienazione dei giapponesi, le multinazionali e più
di tutto l'affermazione dell'ego in una società turbo capitalista
che ha dimenticato la propria storia e parte dei valori.
Love & Peace è prima di tutto
esagerato e sfrontato, infatti non per altro ma come per la
prolificità dei film, spesso il regista viene paragonato al maestro
Miike Takashi per quell'esplosione pop, quella anarchia di fondo che
lo vede come un autore libero di poter creare l'opera che preferisce
e con i toni e l'ironia che più lo ispirano.
Una ricompensa che non viene data
proprio a tutti e che se come in questo film viene esplosa a 360°
rischia di poter diventare anche un flop incredibile.
Eppure come tutti gli outsider che si
rispettino, Sono sa quello che vuole e dunque dietro una maschera che
contamina cultura e altro, riesce a levigare il suo cinema dandogli
una sorta di riflessione che continua a mettersi in gioco e far
riflettere sui temi più disparati.
Il problema di queste pellicole, in
particolar modo della tradizione nipponica è quello che proprio
avendo così tante libertà e un umorismo molto diverso dal nostro,
rischia di esagerare proprio lì nell'esasperazione, sconfinando
prepotentemente e lasciando più volte basiti e di stucco per la mole
incredibile di potenza buttata via.
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