mercoledì 19 novembre 2014

Shokuzai-Penance

Titolo: Shokuzai-Penance
Regia: Kiyoshy Kurosawa
Anno: 2012
Paese: Giappone
Stagione:1
Episodi:5
Giudizio: 4/5

Quindici anni prima una bambina viene assassinata da un misterioso personaggio mentre giocava nel cortile della scuola con le sue cinque amiche. La madre sconvolta promette alla ragazzine che non le perdonerà mai per non averla protetta. Quindici anni dopo le amiche non sono più amiche e ognuna di loro ha intrapreso una propria strada, ma il passato crudele torna a cercarle..

Qualche tempo fa mi domandavo se con tutte le serie, in particolare quelle americane, sembra esserci stata un'invasione su scala mondiale, dentro di me pensavo cosa ne pensassero gli orientali e soprattutto se alcuni di loro non si fossero già messi all'opera.
Sì qualcosa c'era stato ma poca roba contando la linfa vitale e l'exploit delle serie statunitensi e di alcuni canali come la HBO che sembrano essere resuscitate dalle ceneri.
MPD PSYCHO di Miike Takashi così come PARANOIA AGENT di Kon Satoshi, non hanno avuto molto successo e soprattutto la prima non sembrava nemmeno rispecchiare troppo la verve dell'outsider giapponese davvero poco convenzionale.
Kiyoshi per chi non lo conoscesse è un autore nipponico già affermato, co al suo attivo circa 54 film, ospite stabile di numerosi festival, dato il suo stile d cinema che spesso e volentieri non gode di una buona distribuzione, in particolare da noi, se non con alcuni film di impronta J-Horror anche se l'autore disegna più degli scenari che riportano al thriller metafisico, i bellissimi CURE e PULSE
A quattro anni dal suo ultimo lavoro cinematografico, TOKYO SONATA, Kurosawa torna con un nuovo lavoro, non finalizzato alla distribuzione su grande schermo, bensì un prodotto televisivo. Una miniserie di cinque puntate intitolata "Shokuzai" che rappresenta una delle tante produzioni orientali definite "Dorama" miniserie televisive appunto, generalmente di durata breve come numero di puntate e quasi sempre auto conclusive.
Un genere a sé stante nel quale registi cinematografici di un certo nome si cimentano per apportare la loro esperienza anche in campo televisivo e in cui in Europa ci sono già state importanti serie con questa particolare forma narrativa.
La struttura di "Shokuzai" è composta di cinque episodi.
I primi quattro sono rispettivamente dedicati alle quattro bambine, amiche di Emiri, nei momenti in cui quest'ultima veniva uccisa, e successivamente con uno spostamento temporale di quindici anni, analizzando le conseguenze di quella tragedia dentro di loro.
Il fortissimo shock dell'uccisione della loro piccola amica, l'apparente rimozione del volto dell'assassino, che tutte e quattro sembrano aver visto in maniera chiara, non è forse nulla in confronto alla vera e propria condanna che la madre di Emiri, Asako, pronuncia nei loro confronti. Non ci sarà nessun perdono finché l'assassino di sua figlia è ancora libero.
Nel quinto episodio, quello conclusivo, il personaggio centrale è Asako, la madre di Emiri, il trait d'union degli episodi precedenti. La presenza costante di Asako è come una colpa che riemerge nei confronti delle quattro donne che sono stati più o meno influenzate dall'assassinio di Emiri. Un fantasma che appare per ricordare il loro impegno nella cattura del mostro che ha ucciso la loro comune amica. Per ricordare che devono espiare il loro peccato.
Penance, alla fine è una sorta di psicosi collettiva, di malessere esistenziale e intolleranza esasperata, doverosamente sottolineata da ambienti asettici per persone mai così sole.
Con il suo solito attore feticcio e un grande lavoro sul sonoro che sancisce alcuni passaggi chiave mentre altri gli anticipa, con un primo episodio di vero spessore e con uno scenario che crea ancora più suspance che un qualsiasi horror, Kurosawa vince una sorta di scommessa molto difficile e meno che mai commerciale, confrontandosi con un altro settore e altri registi, riusucendo in parte ad ampliare la sua poetica e suggerire nuove forme e scelte tecniche essenziali, dall'altra forse può risultare troppo minimale nel suo impianto scenico e nel ritmo di alcune scene topiche.





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