Titolo: I Don’t Want to Sleep Alone
Regia: Tsai Ming-liang
Anno: 2006
Paese: Taiwan/Francia/Austria
Giudizio: 4/5
Giudizio: 4/5
Kuala Lumpur. Hsiao-Kang è un giovane vagabondo cinese che gira senza una meta per le strade, avvicinandosi alle insegne luminose e cercando lavoretti da poco. Seguendo un branco di gente in una cantina Hsiao non si rende conto che questi vogliono dei soldi da lui. Hsiao viene picchiato e lasciato ferito per le strade.
Intanto un gruppo d’operai del Bangladesh trasporta un materasso, abbandonato e lurido, nella loro dimora. Durante il trasporto notano Hsiao e lo portano nella loro casa per curarlo.
Rawang uno degli operai si prende a cuore la causa di Hsiao e decide di aiutarlo tenendogli sempre un posto letto, assieme a lui, nel materasso.
Un giorno Hsiao incontra una ragazza di nome Chyi che si occupa di un paraplegico e s’innamora perdutamente di lui. Naturalmente Hsiao non piace solo a Chyi ma anche alla sorella del malato di cui Chyi si occupa.
Quando tra i due nascerà l’ardente passione rappresentata dall’autore in modo molto dolce e poetico, inizieranno i problemi.
Viene quasi da interrogarsi sulla bravura del cineasta malesiano.
Un universo a sé che riesce a creare solamente un esteta come Tsai Ming-Liang. In questo film il regista è ritornato nei suoi luoghi d’origine.
Attratto dai paesaggi onirici e dall’acqua in tutte le sue versioni, si avvicina molto alla poesia tragica di Kim Ki-duk.
La città è umida, la gente come per gli altri film si lava con dei mestoli riempiendo delle bacinelle, nessuno guarda nessuno, i contatti sono sempre più rari vissuti morbosamente.
Insomma una civiltà sempre più diversa dalla nostra in cui ormai i valori sono quasi del tutto inesistenti e i personaggi vanno avanti per forza d’inerzia.
Assistiamo alle vicende identificandoci con un protagonista passivo che non dice quasi una parola dall’inizio alla fine del film trasformandone l’atmosfera.
Pochi parlano le voci fuori campo non si contano.
Di sicuro è un regista che divide, o piace o proprio non piace.
Completamente diverso dal suo precedente IL SENSO DELL’ANGURIA, I don’t want to sleep Alone si conferma come uno dei migliori film della mostra di Venezia ’63.
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