Titolo: Settima musa
Regia: Jaume Balaguero
Anno: 2017
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5
Trinity College, Dublino. Il professor
Samuel Solomon chiede ai suoi studenti una proposta alternativa
poetica all'inferno di Dante, di cui sono stati letti dei brani in
aula. Il professore è molto popolare tra gli studenti e ha anche una
relazione segreta con una delle sue studentesse, Beatriz. La ragazza
però soffre la clandestinità della relazione e si fa promettere da
Solomon che lui l'amerà per sempre. Ottenuta la promessa, Beatriz va
in bagno e si taglia le vene, suicidandosi. Un anno dopo, Solomon è
ancora devastato da quanto è successo. Racconta alla collega Susan
Gilard - l'unica che gli dimostra simpatia e comprensione - lo strano
e terrificante incubo che ha da circa tre settimane. Solomon è
convinto che l'incubo non abbia niente a che fare con il lutto che
l'ha colpito. Susan è più dubbiosa.
Spendere menzioni particolari su
Balaguero è inutile.
Attualmente non mi stancherò mai di
dire che è uno dei maggiori registi europei horror contemporanei.
La settima musa sembra essere quella
possibilità che seppur mi è piaciuto, ho trovato difettosa nella
politica di intenti del regista. Un film con un plot molto bello che
purtroppo sembra una versione mediocre di un libro di Dan Brown. Mi
rammarico molto di ciò, ma il film che ha tanti aspetti travolgenti
e funzionali, sembra da un lato distante rispetto all'occhio del
regista, come se ci fosse entrato per metà e l'altra sia rimasta in
un limbo ad osservare le muse predatrici che divoravano lentamente la
sua opera.
Torniamo alle radici, ai rituali
antichi, ad una parte di paganesimo mai riconosciuto, allo sposare
aspetti folkloristici con una mitologia poco conosciuta che negli
ultimi anni sta tornando in auge.
Unire le muse, darne sette esempi
diversi di come la Grande Madre sembra vedere e sapere ogni cosa. Un
film che parte con un bell'incidente scatenante, supportato da una
fotografia e una soundtrack emozionante.
I dettagli sono importanti così come
la narrazione che viene sviluppata in maniera lenta e adeguata
portando lo spettatore quasi inconsciamente di fronte ad un uovo sacro
e infine nella discesa agli inferi. Consistenti astrazioni
filosofiche e letterarie servono a creare dubbi e a dare enfasi ad
una trama molto articolata, per fortuna riesce ad essere quasi sempre
chiara, pur avendo dei colpi di scena o degli sviluppi a volte
piuttosto scontati.
Lasciando alcune porte aperte, come è
giusto che questo genere alle volte faccia, per non dover raccontarci
tutto, Balaguero dimostra come non abbia perso assolutamente il
talento, la passione e il desiderio di narrare storie originali, qui
che chiamano in cattedra diversi topoi narrativi e letterari,
riuscendo però a far coincidere quasi tutto e dando un fascino alla
storia e a queste muse che raggiungono i punti più alti proprio
quando non si ricorre al sangue, alla tortura o alla violenza.
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