Titolo: Evolution
Regia: Lucile Hadzihalilovic
Anno: 2015
Paese: Francia
Festival: TFF 33°
Giudizio: 4/5
In una remota isola abitata
esclusivamente da giovani donne e bambini maschi di circa 10 anni, il
piccolo Nicolas e gli altri ragazzi sono sottoposti regolarmente a
misteriosi trattamenti medici in un ospedale che si affaccia
sull’oceano, mentre strani rituali notturni coinvolgono le madri e
il mare.
Tra Lovecraft e l'Isola del dottor
Moreau, bisogna ammettere che la compagna di Gaspar Noè ha saputo
portare a "galla" un'opera con svariati rimandi, una storia
interessante e con diversi piani di significato. Evolution è un
viaggio sensoriale come lo ha definito Lucile, con un'atmosfera
ansiogena che cerca di esplorare un territorio sconosciuto e una
location incredibile come l'isola di Lazarote.
La vicenda di Evolution tratta di donne
e bambini.
Questi ultimi sono vittime e cavie per
esperimenti, in un crescendo che amplifica il grottesco rimanendo
inquietante e misterioso. E inserendo elementi e alcune scene davvero
amabili quanto sgradevoli per chiunque soffra a doversi confrontare
con una certa anatomia.
Sono pochi i dialoghi del film, i
personaggi agiscono e il protagonista perlustra prima nel mare
facendo un enorme scoperta, e poi aggirandosi nell'"ospedale"
in cerca di spiegazioni e soluzioni nella sua indagine personale.
Da dove vengono e che fine fanno
oppure a cosa servono i bambini contando che gli adulti maschi non ci
sono?
E perchè un manipolo di donne, una
setta o una comunità, decidono di condurre una sorta di rituale
infinito nel percorso di crescita dei loro "figli".
Donne come portatrici di vita in uno
scenario in cui al tempo stesso anche l'oceano accoglie e allo stesso
tempo diventa tenebroso nascondendo drammi e trasformazioni.
Gli unici aspetti minori sono negli
intenti e a volte nella dilatazione dei tempi.
Volendo qualcuno potrebbe criticare
anche il finale aperto che invece ho gradito particolarmente.
Evolution è un body horror, un film di
fantascienza e una fiaba nera con rimandi a divinità primordiali di
cui sono ricche le tradizioni antiche o a miti come quello di
Ermafrodito.
Oltre alla direzione ottima degli
attori, ad un regia minimale, è l'aspetto tecnico che colpisce oltre
l'eccellente lavoro di sound desing di Fabiola Ordoyo, senza contare
la fotografia davvero intensa e suggestiva.
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