mercoledì 1 luglio 2020

Carandiru


Titolo: Carandiru
Regia: Hector Babenco
Anno: 2003
Paese: Brasile
Giudizio: 4/5

A Carandiru, la prigione piú grande del Brasile, il potere è in mano ad assassini, stupratori e drogati. Ma il giorno della rivolta 300 poliziotti fecero irruzione nel carcere uccidendo 111 detenuti disarmati. La storia vera del massacro di Carandiru nell'ottobre del 1992.

Carandiru è stato attaccato duramente dalla critica. Uno dei due importantissimi film di Babenco assieme a PIXOTE racconta le dinamiche del più grande carcere del Brasile nonchè il più affollato, il più degenerato e il più violento. Come un organismo, tutto al suo interno fatica a mantenere un ordine prestabilito, un'umanità feroce e disperata, che lotta per la sopravvivenza quotidiana, tra ordinaria sopraffazione e squarci di solidarietà, violenza onnipresente e rara speranza, secondo regole non scritte di convivenza. Il governo agisce tardivamente e male, l'incidente finale che a reso tragica una delle pagine più vergognose dei penitenziari ci mette molto tempo a decollare prima del doloroso terzo atto.
Un film molto romanzato, dove Babenco si prende tutto il tempo che gli occorre come uno storytelling per ascoltare e vedere le storie dei protagonisti, raccontando senza lesinare violenza e linguaggio con sofisticata leggerezza, matrimoni, tradimenti, screzi e quant'altro, tutto attraverso noi/lui, il protagonista, dottor Drauzio Varella chiamato a controllare i casi di Hiv presenti nella struttura.
Con il teorema del flashback assistiamo alle gesta a volte grottesche e spregiudicate di alcuni personaggi, del loro modo di prendere ciò che vogliono dalla vita vivendo e seguendo precisi codici d'onore.
“Attraverso quale sistema d’esclusione, eliminando chi, creando quale divisione, attraverso quale gioco di negazione e di rifiuto la società può cominciare a funzionare?”. Questa è una della domande centrali che Michel Foucault si pone nella sua trattazione di “A proposito della prigione d’Attica” e che sembra essere a tutti gli effetti la matrice alla base del film, la domanda che continuamente siamo chiamati a porci.




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