lunedì 27 aprile 2015

Truman Capote

Titolo: Truman Capote
Regia: Bennett Miller
Anno: 2005
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Kansas, 1959. Con i proventi della vendita dei diritti per il film sul libro Colazione da Tiffany, Truman Capote decide di dedicarsi per 6 anni alla stesura di un romanzo-documento, descrivendo con cinismo e freddezza l'assassinio di un'intera famiglia di Holcomb. I Clutter infatti furono sterminati da due assassini, quasi immediatamente catturati e condannati alla pena capitale.
Capote, anche grazie all'aiuto dell'amica d'infanzia Harper Lee, ha accesso ai verbali e alle foto delle indagini e riesce per lungo tempo ad avere contatti con i due assassini, in particolare con Perry Smith, di origini irlandesi e cherokee, ossessionato dalla cultura quanto spietato nella realtà.
Capote apre il lato umano dell'assassino, facendosi infine rivelare i reali fatti accaduti quel giorno in Kansas.

A sangue freddo è il romanzo più famoso di Truman Capote del 1965.
Lo scrittore, il giornalista, il drammaturgo, lo sceneggiatore, attore e dialoghista statunitense ha dato vita al primo romanzo reportage o romanzo verità della storia della letteratura. Necessario dunque per il cinema narrare il personaggio e le sue gesta. A sangue freddo inoltre è stato molto importante perchè imparziale, dunque ancora più crudo nel descrivere la società americana in un cinismo a tutti gli effetti attento e geniale.
E'strano non fare un pensiero su come Hollywood cerchi sempre più strade come in questo caso il film uscito l'anno successivo, INFAMOUS, certo con uno svolgimento diverso ma che riprende il personaggio di Capote.
Philip Seymour Hoffman vs Toby Jones.
Il film di Miller ha il merito di non voler descrivere il processo, la prigionia degli assassini e la pena di morte e soprattutto di non cercare come il suo cinema dimostra, anche nei film successivi, un forzato sensazionalismo (ARTE DI VINCERE, FOXCATCHER)
E' invece patinato, elegante, intellettuale e lascia sempre lo spettatore custode di numerosi interrogativi. Interrogativi che portano Miller ad essere oltremodo un regista sul tema dell'ambiguità. Una scelta e una strada difficile ma che il talentuoso regista sembra analizzare nelle sue varie componenti, in questo caso, potendo fare affidamento su un soggetto che si sposa perfettamente con i suoi intenti.
Un'ambiguità che emerge dalla scelta di Capote e dai contrasti con Perry, gli stessi contrasti che geograficamente mettono a confronto New York con il Kansas.
Una ossessione quella di Capote e non di Miller, di cercare un sodalizio tra arte ed estetica.
Dopo il romanzo non scriverà più nulla intrappolato tra opere incompiute e dilemmi esistenziali.
"E' come se io e Perry fossimo cresciuti nella stessa casa. E un giorno lui è uscito dalla porta sul retro e io da quella davanti".


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