Titolo: Truman Capote
Regia: Bennett Miller
Anno: 2005
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Kansas, 1959. Con i proventi della
vendita dei diritti per il film sul libro Colazione da Tiffany,
Truman Capote decide di dedicarsi per 6 anni alla stesura di un
romanzo-documento, descrivendo con cinismo e freddezza l'assassinio
di un'intera famiglia di Holcomb. I Clutter infatti furono sterminati
da due assassini, quasi immediatamente catturati e condannati alla
pena capitale.
Capote, anche grazie all'aiuto
dell'amica d'infanzia Harper Lee, ha accesso ai verbali e alle foto
delle indagini e riesce per lungo tempo ad avere contatti con i due
assassini, in particolare con Perry Smith, di origini irlandesi e
cherokee, ossessionato dalla cultura quanto spietato nella realtà.
Capote apre il lato umano
dell'assassino, facendosi infine rivelare i reali fatti accaduti quel
giorno in Kansas.
A sangue freddo è il romanzo più
famoso di Truman Capote del 1965.
Lo scrittore, il giornalista, il
drammaturgo, lo sceneggiatore, attore e dialoghista statunitense ha
dato vita al primo romanzo reportage o romanzo verità della storia
della letteratura. Necessario dunque per il cinema narrare il
personaggio e le sue gesta. A sangue freddo inoltre è stato molto
importante perchè imparziale, dunque ancora più crudo nel
descrivere la società americana in un cinismo a tutti gli effetti
attento e geniale.
E'strano non fare un pensiero su come
Hollywood cerchi sempre più strade come in questo caso il film
uscito l'anno successivo, INFAMOUS, certo con uno svolgimento diverso
ma che riprende il personaggio di Capote.
Philip Seymour Hoffman vs Toby Jones.
Il film di Miller ha il merito di non
voler descrivere il processo, la prigionia degli assassini e la pena
di morte e soprattutto di non cercare come il suo cinema dimostra,
anche nei film successivi, un forzato sensazionalismo (ARTE DI
VINCERE, FOXCATCHER)
E' invece patinato, elegante,
intellettuale e lascia sempre lo spettatore custode di numerosi
interrogativi. Interrogativi che portano Miller ad essere oltremodo
un regista sul tema dell'ambiguità. Una scelta e una strada
difficile ma che il talentuoso regista sembra analizzare nelle sue
varie componenti, in questo caso, potendo fare affidamento su un
soggetto che si sposa perfettamente con i suoi intenti.
Un'ambiguità che emerge dalla scelta
di Capote e dai contrasti con Perry, gli stessi contrasti che
geograficamente mettono a confronto New York con il Kansas.
Una ossessione quella di Capote e non
di Miller, di cercare un sodalizio tra arte ed estetica.
Dopo il romanzo non scriverà più
nulla intrappolato tra opere incompiute e dilemmi esistenziali.
"E' come se io e Perry fossimo
cresciuti nella stessa casa. E un giorno lui è uscito dalla porta
sul retro e io da quella davanti".
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