Titolo: Vizio di forma
Regia: Paul Thomas Anderson
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Doc Sportello, hippie suonato che
ciondola sulla spiaggia di Gordita Beach e investigatore privato a
tempo perso, è avvicinato dalla sua ex Shasta Fey, che gli affida un
caso complicato. Insospettita dagli intrighi attorno al suo nuovo
amante, il palazzinaro Wolfmann, vuole prevenire un suo ricovero
coatto. Doc non fa in tempo a cominciare le indagini che finisce per
essere accusato di omicidio dall'amico-nemico Bigfoot, ispettore
della Omicidi.
Anderson è un autore che sa il fatto
suo.
Indipendente e anticonformista, ha già
raggiunto da molto tempo una profonda maturità artistica che manca a
quasi tutti i registi che fanno parte della Hollywood degli oscar e
di alcuni film bidone, furbi e plastici come un panino del McDonald.
Vizio di forma è complesso, atipico,
molto lungo e composto da almeno 24 personaggi da ricordare durante
l'arco della narrazione.
In un'unica parola, un film divino che
ho amato dalla prima all'ultima scena.
La prima volta ci ho capito quasi
nulla, la seconda qualcosa in più, la terza nonostante abbia
apprezzato ancora scena per scena, sono riuscito a divertirmi
cogliendo numerosi approfondimenti, riflessioni, sotto-storie e
parecchi collegamenti.
Un mosaico in cui il regista si
diverte, mischia, ritorna alla casa base e infine ti lascia di stucco
per come riesce comunque ad averla vinta lui (nel senso che tutto
torna e nulla e lasciato al caso).
Pynchon non è uno scrittore facile.
Sembra quasi spartire una parte della
sua anima, come in questo caso, in un noir puro con il Gonzo
journalism e la controcultura americana e Doc, un Phoenix/felino
perfetto, sembra la contaminazione di diverse anti-eroi
cinematografici.
Sette romanzi dello scrittore per sette
film del regista.
Senza stare ad osannare il talento
della crew di attori e di attrici scelti, vale la pena concentrarsi
su quel vizio di un sistema malato di autoproteggersi sapendo bene di
avere alcune mine vaganti al suo interno. Come accade per la
burocrazia e la politica, così, e siamo negli anni '70, con una voce
off ci viene presentata questa matassa di elementi che mischia
indagini, corruzione, federali corrotti, sette, pantere nere,
ebrei-nazisti su motociclette, fratellanza ariana, yippie, spie,
pirati con svastiche tatuate sul collo, etc.
Nulla è come sembra e non perchè
siamo in un'epoca in cui gli yippie e i giovani in generale hanno
perso contro un sistema troppo abile e furbo a camuffare i giochi di
potere, ma perchè la paranoia era intrisa nelle sconfitte di ognuno
e alla fine come Doc ci fa giustamente notare, si salvano i valori
più semplici ed eterni come l'amicizia e l'amore.
Un film che raggiunge l'apice per
quanto concerne la scrittura, prima il romanzo ma la sceneggiatura di
certo non scherza, e una capacità di tenere tutte le parti in prima
fila senza perdere smalto nella narrazione.
Solo un autore può riuscirci e
Anderson dimostra di essere uno dei registi più talentuosi della sua
generazione.
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