Titolo: Dopo il matrimonio
Regia: Susanne Bier
Anno: 2006
Paese: Danimarca
Giudizio: 3/5
Jacob vive da molti anni in India, dove ha iniziato e
abbandonato diversi progetti di volontariato, è stato lasciato dalla donna che
amava e ha disperatamente tentato di sfuggire alla sua condizione di
alcolizzato e dimenticarsi della sua anima perduta. Costretto a tornare in
patria per ottenere una cospicua donazione che gli permetta di continuare a
occuparsi dell'orfanotrofio dove si è ritagliato il ruolo di buon samaritano,
Jacob ritroverà un pezzo del suo passato che inevitabilmente gli cambierà la
vita.
Certo la Bier è una di quella registe da tenere sott’occhio
per diversi motivi. A parte il fatto d’essere la regista più celebre della
Scandinavia, sicuramente è una a cui piace raccontare piccole storie personali,
tragiche e commoventi, che cercano sempre più di apportare alcuni importanti
tasselli e soprattutto di convergere verso uno stile proprio riconoscibile dopo
pochi film.
Con un cast notevole in cui brilla Mikkelsen e Lassgard,
cambi di location, un’attenzione in particolare per gli sguardi e i silenzi che
nascondono monologhi e forti sentimenti, la Bier ancora una volta con astuzia
mischia le carte del melodramma per un’idea in realtà molto semplice e ingannatrice,
con alcune forzature per dare maggior enfasi al climax finale del film.
Continua nella ricerca tra paesaggi e attori, il bisogno
della regista di mostrare le incompatibilità umane, adulti che si comportano e
atteggiano peggio dei figli, doppi giochi e una paura di perdere le persone
care. Partendo e ritornando a Mumbai coi Sigur Ros, la Bier torna sui suoi temi
cari allargandoli dalla paternità, alla famiglia, all’amore, alla responsabilità
e infine il sacrificio ma interpretandolo in modo diverso e maturo, un elemento
intrinseco nelle vite e nelle scelte di tutti.
E lo fa ancora una volta con quel suo stile teso, debitore
in parte di una scuola europea del caro Lars, usando molto la telecamera a
spalla con uno stile nervoso, che punta molto su primi e primissimi piani che
rivelano difetti del volto e sentimenti pronti a esplodere.
L’elemento comunque che si apprezza di più e la scelta di
puntare sui sentimenti senza però essere sentimentale e retorico, ma anzi a
testa alta, far vedere dei personaggi
che nonostante gli errori e le scelte sbagliate, continuano a portare avanti i
loro obbiettivi.
Nessun commento:
Posta un commento