Titolo: Bandito della luce rossa
Regia: Rogerio Sganzerla
Anno: 1969
Paese: Brasile
Giudizio: 4/5
Jorge, un emarginato della città di San Paolo, dopo aver messo in subbuglio tutta la popolazione, e soprattutto dopo aver sfidato la polizia con le sue "imprese", diventa famoso come "il bandito della luce rossa". Il soprannome gli deriva dalla particolare tecnica con cui mette a segno i furti.
"Il terzo mondo esploderà e solo chi non ha le scarpe sarà risparmiato”.
"Questo mondo è vuoto: io non so se lo stiamo costruendo o distruggendo".
Un dramma basato sulla storia vera di Caryl Chessman, il famoso bandito californiano soprannominato «il bandito della luce rossa», che venne catturato nel 1948 e trascorse 12 anni nel braccio della morte prima di venire giustiziato nel 1960.
Erano anni difficili ma cinematograficamente parlando gli anni del "Cinema Novo" in cui Sganzerla, grandissimo fan e discepolo di Welles, esce completamente dai canoni con questa opera fuori dagli schemi con una sorprendente libertà di stile e quant'altro.
Girato estremamente low-budget come quasi tutto il cinema e i documentari del regista, questo film ho avuto la possibilità di ammirarlo in una grande retrospettiva fatta dal Cinema Massimo di Torino proprio sul regista brasiliano.
Si può ricondurre la matrice ai film polizieschi classici americani come QUANDO LA CITTA'DORME in cui si delineano chiaramente le due figure opposte del delinquente e del poliziotto che gli da la caccia, ma il tutto è sovraccaricato dalla verve esplosiva del suo autore che non è intenzionato a confezionare un film di guardie e ladri: vuole raccontarci la malinconia del Brasile, la povertà e la disperazione in cui molti sono costretti a vivere, come il protagonista che acceca le sue vittime con un faro rosso ma in fondo è solo un povero disgraziato che ha preso coscienza delle amarezze della vita troppo presto perché viene dalle favelas, un posto in cui ci dice lo speaker due disgraziati hanno tentato di derubarsi a vicenda per poi accorgersi che non c’era niente da rubare.
In effetti però la scelta tecnica e lo stile del regista sono davvero anomali in certi passaggi, cambiando drasticamente la fotografia, il b/n, il montaggio, voci narranti e voci esterne, i discorsi apocalittici sul destino dell'umanità e interventi del radiogiornale sulle scorribande del nemico pubblico del momento (in alcuni momenti sembra quasi un parente alla lontana dei lottatori mascherati), le prime scritte a display luminoso sopra i negozi forniscono informazioni sul film, dal film, per il film, la voce fuori campo del protagonista si mescola al notiziario mentre le immagini si alternano fra un passato presente e un presente passato dove convivono violenza e samba, il buono e il cattivo, o bandido da luz vermelha durante le sue scorribande nelle abitazioni altrui e l’ispettore Sadi che gli da la caccia disprezzando però le vittime delle azioni criminali, vista la loro ricchezza.
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