lunedì 24 dicembre 2012
Freedom Writers
Titolo: Freedom Writers
Regia: Richard LaGravenese
Anno: 2007
Paese: Usa/Germania
Giudizio: 3/5
Erin Gruwell è una giovane insegnante di lettere al suo primo incarico in un liceo. Siamo a Los Angeles nel 1992, poco dopo gli scontri razziali che avevano messo a ferro e fuoco la città. Erin si vede affidare una classe composta da latinoamericani, cambogiani, afroamericanie un unico bianco. Provengono tutti da realtà sociali in cui il degrado e la violenza costituiscono parte integrante della vita quotidiana. Le istituzioni li vedono come un peso morto da "parcheggiare" in attesa che tornino nella strada. "La Gruwell" (così prenderanno a chiamarla i ragazzi) non si arrende né di fronte all'istituzione né di fronte agli allievi che inizialmente la respingono convinti che sia l'ennesima insegnante disinteressata al loro vissuto. Riuscirà a convincerli ad uscire dalla gabbia delle gang e a guardarsi dentro scrivendo dei diari che diverranno un libro.
I film che parlano delle realtà scolastiche nel ghetto americano ci fanno tornare alla mente PENSIERI PERICOLOSI o LA MUSICA NEL CUORE piuttosto che altre pellicole che mostrano formazione in contraccambio alla violenza dilagante che le istituzioni non riescono a contrastare. Proprio da questo parte la critica del regista e del film che sviluppa come del resto per l’altro film, l’idea che sia un singolo individuo (anche in questo caso un’insegnate) a cercare di far riflettere sul destino dei suoi studenti.
Se da un lato è molto apprezzabile la strada incoraggiante mossa dalla protagonista, il suo credo, la voglia di dare quel qualcosa in più, il bisogno di risanare per formare e incoraggiare, dall’altro come spesso si rischia e non si fa fatica a capirne gli intenti, si calca pesantemente sul fattore drammatico e frasi che dovrebbero commuovere per forza di cose. Il problema dell’integrazione razziale è importante, il fatto di discutere dell’establishment a favore dell'integrazione solo sulla carta, perché il nuovo sistema non faceva altro che perpetuare forme striscianti di segregazione nei confronti di categorie svantaggiate è un tema attuale e che và sempre più rafforzato dai media che siano articoli, saggi, libri o film.
Certo per la settima arte l’impatto è più immediato e alcune immagini restano impresse. In questo caso poi affiancare le tematiche comparandole solo per certi aspetti con l’incubo dell’olocausto e il libri di Anna Frank cerca di far riflettere i giovani sulle grandi sofferenze del passato.
Non male dunque ma il sottoscritto preferisce un taglio più drammatico come in passato era stato fatto per IL SEME DELLA VIOLENZA oppure l’attuale DETACHMENT.
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