Titolo: Villmark 2
Regia: Pall Oie
Anno: 2015
Paese: Norvegia
Giudizio: 3/5
Una vecchia casa di cura si sta
deteriorando in un bosco isolato che si trova tra le montagne. Il
vecchio custode vive ancora lì per impedire a chiunque l'accesso al
pericoloso edificio. Cinque lavoratori a contratto hanno ricevuto il
compito di setacciare l'edificio per la presenza di rifiuti
pericolosi prima che venga demolito. Oltre 300 camere e chilometri di
condotti devono essere controllati in tre giorni. Quando vengono a
sapere dello spaventoso passato dell'edificio, si rendono conto che
quell'incarico è qualcosa di più della semplice ricerca di amianto
e mercurio. La fuoriuscita d'acqua dai vecchi tubi porta il lavoro a
una battuta d'arresto. Nel tentativo di fermare la fuoriuscita
d'acqua arrivano a una buia cantina, dove scoprono gli orribili
segreti del passato della casa di cura. È possibile demolire un
edificio, ma non rimuovere il suo passato.
Diciamo che negli horror le squadre di pulizia in strutture abbandonate e inquietanti non hanno molta fortuna.
Sequel del primo DARK WOODS, l'horror
norvegese si muove con molta sicurezza e abilità in un sottogenere
dell'horror ormai ampiamente abusato. In questo caso poi un vecchio
centro psichiatrico o medico pieno di segreti e orrori fa sì che il
plot chiuda fin da subito la possibilità di trovarsi di fronte ad un
prodotto originale e coinvolgente. Le sotto-trame e i personaggi sono
classici ed è ovvio intuire fin da subito chi c'è la farà e chi no
così come in parte gli orrori e i fantasmi del passato riportati in
vita.
Gli attori e soprattutto le attrici
fanno quello che possono per cercare di dare più tono e spessore
alla vicenda. In alcuni momenti ci sono dei passaggi che funzionano,
il sangue non manca (pur non sgorgando copioso) e il finale poi cerca
di salvarsi in corner senza riuscirci del tutto.
Diciamo che alza la levetta sul cinema
di genere norvegese che negli ultimi anni ha regalato molte opere ma
poche interessanti come TROLL HUNTER a differenza di opere minori
come l'esordio di Oie SKJULT oppure i due COLD PREY, DARK WOOD e
MANHUNT.
Una filmografia che nonostante abbia
dei buoni elementi a livello tecnico non riesce a staccarsi dagli
stereotipi comuni portando a galla, certo in location diverse, le
solite strutture narrative con canovacci ormai abusati.
In questo caso almeno il ritmo,
soprattutto dalla seconda metà in avanti, mette la marcia cercando
di dividere le strade dei personaggi per aumentare la varietà di
salti sulla sedia e i colpi di scena (quando riesce ad averne) .
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