Titolo: Most Beautiful Island
Regia: Ana Asensio
Anno: 2017
Paese: Usa
Festival: 35°Torino Film Festival
Giudizio: 3/5
Le disavventure di una spagnola
squattrinata che accetta, una sera, un lavoro ambiguo: andare,
elegante, a una festa per farsi guardare. Ma la festa conduce a una
stanza misteriosa.
Quando si dice metterci l'anima nelle
cose.
Ana Asensio ha lasciato Madrid per la
Grande Mela cercando fortuna. Infine è tornata in Europa a dirigere
quest'opera prima. Ana Asensio è la regista e l'interprete di questo
film. Ana Asensio è belllissima oltre che dotata di empatia e di una
mimica facciale che dice tanto senza bisogno di molte parole.
Cosa fare per procacciarsi dei soldi?
Fin dove si è disposti ad arrivare? L'assunto dell'esordio della
regista spagnola è semplice quanto interessante e ricco di possibili
e diverse interpretazioni.
Qui è la discesa negli inferi, quelli
veri con rimandi a REPULSION e EYE WIDE SHUT (in piccola parte). Una
condizione di povertà dove ancora una volta le "minoranze"
sembrano vengono prese di mira e scelte da un addescatrice in un
circolo vizioso di ricchi pronti a spendere qualsiasi cifra per
l'ultima e bizzarra moda che si consuma in alcune cantine segrete.
New York non è Madrid sembra dire la
Asensio. La grande mela è una macchina del fumo consumistica con
tanti colori e alcuni possono accerare così tanto da portare ad
azioni estreme raccogliendo il meglio e il peggio del genere umano.
Senza stare a fare spoiler perchè
tutto il film è costruito sul climax finale, si vede o meglio si
capta tanto quanto la regista si racconti attraverso le immagini. Non
ne ha fatto mistero contando la sua esperienza vissuta in prima
persona e sofferta quando era un'immigrata in un paese poco
accogliente. Nel film li ha plasmati nella struttura di un thriller
che segue la protagonista nei suoi tentativi non solo di
sopravvivere, ma di sfuggire ai suoi fantasmi e soprattutto a
stravolgere e rivoluzionare le catene con cui le donne di solito
vengono imprigionate ma senza fare ricorso al revenge-movie o a
stragi senza senso.
Da questo punto di vista il film vince
il traguardo più grosso. La rivoluzione di Ana è più complessa,
più variegata, sa di non avere possibilità contro il nemico e così
decide di attaccarlo seguendo un'altra strategia.
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