Titolo: Mercenaire
Regia: Sacha Wolff
Anno: 2016
Paese: Francia
Festival: TFF 34°
Sezione: Festa Mobile
Giudizio: 5/5
Soane è un imponente ragazzo
proveniente dalla colonia francese dell’isola di Wallis, dove vive
una vita povera e segnata dal controverso rapporto col padre, che non
esita a infliggergli punizioni corporali e a condizionarne in ogni
modo la vita. Su di lui, e in particolare sulla sua imponente stazza
fisica, cade l’occhio del procuratore Abraham, che, fiutando un
buon affare, lo convince a trasferirsi in Francia per diventare un
giocatore di rugby. Soane si ritrova così catapultato in un mondo
completamente diverso dal suo, dove scoprirà il prezzo da pagare e i
compromessi da accettare per farsi strada nella vita e nello sport
professionistico.
Mercenaire per essere un'opera prima è
destinata a fare il botto. C'è poco da fare, quando si parla di
racconti di formazione la Francia è sempre ra le prime fila a
mostrare e dare uno sguardo su una realtà de facto originale e
praticamente mai vista al cinema come gli abitanti dell'isola di
Wallis che altro non sono che una sorta di Maori francesi.
Soane è un ragazzo giovane con un
destino segnato. Di umili origini abituato a servire e soddisfare
tutte le richieste della famiglia pensando al fratello più piccolo e
cercando di portare qualche soldo in casa dal momento che il padre
non sembra occuparsi di nulla se non di bere dal mattino alla sera e
picchiare i figli.
In questo vibrante racconto di
formazione c'è davvero di tutto, l'obbiettivo salvezza del
protagonista e degli altri) è di grande impatto emotivo, alcune
scene sono semplicemente indimenticabili (il mantra nello
spogliatoio) è sembra una parabola del figlio al prodigo on un padre
stronzo in cui Soane è mosso da così nobili intenti che commuove
per come porta avanti i suoi valori e la sua vita riscoprendo se
stesso in una terra straniera.
Tanti sono i temi trattati in
quest'opera dove comunque lo sport diventa un'arena interessante dove
tessere la trama e dove creare e riflettere sullo squallore di alcuni
risvolti dello sport professionistico e semiprofessionistico che
portano soprattutto gli atleti sconosciuti ad essere trattati come
bestie da macello, corpi senza un'anima da mandare in prima linea
pagati con delle cifre ridicole e imponendo duri regimi alimentari
oltre porcherie innominabili da mandare giù.
Sacha Wolff mostra una storia di
soprusi e sopraffazione, di debiti che dovranno essere pagati col
sangue e col sudore, di invidia, invitando a credere nelle nostre
capacità anche nei momenti più bui. Un capolavoro. Un film che
prima di tutto parla e insegna cos'è la dignità.
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