Titolo: Largo Baracche
Regia: Gaetano di Vaio
Anno: 2014
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Il produttore e regista Gaetano Di
Vaio, fondatore nel 2003 della società di produzione Figli del Bronx
e di recente in sala come attore in Take Five di Guido Lombardi,
insiste sulla sua Napoli. Con una camera leggera, per lo più tenuta
a mano, per strada e in pochi interni, filma sette ragazzi dei
Quartieri Spagnoli: Carmine (alias 'o Track, dal nome del personaggio
che interpreta in Gomorra - la serie di Stefano Sollima), Luca,
Giuseppe, Giovanni (figlio dell'ex superboss dei Quartieri, Mario
Savio), Mariano (detto 'o mericano), Gennario, Antonio. Hanno tra i
19 e i 32 anni, sono quasi tutti disoccupati ma dicono di volere una
vita legale, un lavoro («perché non bisogna guadagnare per morire,
bisogna guadagnare per vivere»).
Gomorra ha proprio fatto esplodere petardi ovunque oltre ad aver puntato i riflettori su Napoli. Dopo la fortunata serie sono davvero tanti, forse troppo uguali però, i film e i documentari sul mesocosmo napoletano e le sue complesse quanto contraddittorie abitudini.
LARGO BARACCHE però a differenza di
Robinù
oppure Loro
di Napoli approfondisce il
discorso prima della serie televisiva (come realtà indipendente non
vedrà mai una distribuzione cinematografica toccata tra i
sopracitati solo al documentario di Michele Santoro).
Il regista e la troupe sondano e
intervistano l'hinterland napoletano come in questo caso i quartieri
spagnoli e le loro storie di vita reale e vissuta così come i dubbi
che popolano le giornate dei giovani e il futuro incerto nonchè
aspirazioni. C'è un dialogo sulla scuola fatto da una ragazza del
posto che la dice lunga sulla capacità di resilienza e la voglia di
andare avanti degli adolescenti napoletani.
In una frase riesce a evidenziare tutti
i problemi che di fatto ci sono e quelli che invece rischiano di
diventarlo.
Il lavoro poi nasce da inclinazioni
particolari in cui bisognerebbe approfondire solo per un attimo il
suo regista e attore che dall'inizio sembra una variante di un
educatore di strada, di fatto facendo lo stesso lavoro e dimostrando
così un certo coraggio.
Gaetano di Vaio dopo un'esperienza in
carcere si dedica dal 2001 al 2003 alla carriera di attore nella
compagnia "I ragazzi del Bronx Napoletano", diretta da
Peppe Lanzetta. Nel 2004 intraprende la strada di produttore
cinematografico, fondando l'Associazione Culturale "Figli del
Bronx" divenuta in seguito anche Società di Produzione
Cinematografica.
Le interviste seguono i ragazzi ma
anche gli ex boss e famiglie che non riescono a tirare avanti
entrando dentro le case e assistendo a volte in modo un po troppo
amatoriale e improvvisato dialoghi che sembrano avere l'unico scopo
di creare empatia con lo spettatore.
Non siamo dalle parti di Robinù
che dimostra più coraggio ma anche più conoscenze e possibilità di
ampliare gli intenti (d'altronde Santoro è pieno di risorse) ma
anche rispetto a Loro
di Napoli e fedele allo
scopo ovvero parlare di calcio tra i ragazzi analizzando il contorno.
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