Titolo:
Just the Wind
Regia:
Benedek Filegauf
Anno: 2012
Paese: Ungheria
Giudizio: 4/5
Tra il 2008 e il 2009 in Ungheria gruppi organizzati di
'giustizieri' hanno commesso atti di violenza contro romeni. 16 case sono state
attaccate con bombe molotov, sono stati sparati 63 proiettili per un totale di
55 vittime tra cui 5 ferite gravemente e 6 uccise. I processi contro i
sospettati sono tuttora in corso. Mari, romena, vive con il padre invalido in
una baracca nei boschi alla periferia di una città. Lavora come tagliaerba per
il municipio e come donna di servizio. La figlia più grande, Anna, cerca di
studiare in un ambiente non accogliente mentre il preadolescente Rio vagabonda
evitando la scuola. Tutti sono sotto la stretta osservazione di un gruppo xenofobo.
Non ti preoccupare, Rio. Il rumore che senti è solo il
vento. Non è che aria che soffia tra i rami, che passa e va, come la tua
vita.
I film che narrano tragedie e traumi senza parole non sono
all’ordine del giorno, soprattutto quando trovano alcuni cineasti provvisti di una
certa delicatezza nel cercare di descrivere l’assurdità di alcuni gruppi di
persone visti attraverso gli occhi di due bambini e di una madre.
Just the
Wind è realismo puro. Un film coraggioso che descrive un’ambiente, un
microcosmo in cui accadono cose che la società non dovrebbe permettere e alcune
etnie sono costrette per la costrizione coercitiva a vivere di stenti
accontentandosi e accettando gli scarti
della società (a testa dura però come dimostra senza bisogno di parole lo
sguardo di Mari).
Il regista ha ben chiara la giustificazione che il gruppo
razzista ha interiorizzato: non ce l'abbiamo con i romeni. Ce l'abbiamo con gli
zingari che rubano eccetera. Di fatto poi tutti i romeni vengono catalogati
come zingari. Lento, inesorabile e catartico, il secondo film dell’autore dopo
il convincente esordio di WOMB, è un’importante denuncia di un’etnia sprovvista
di tutele e in cui come diceva Matheson “La normalità è un concetto di
maggioranza, la norma di molti e non quella di uno solo”. Le linee di
demarcazione sono sempre più interessanti perché vanno denunciate e sono
intrise di un odio che non sapendo dove trovare sfogo, si concentra in
particolare verso l’Altro Culturale.
Sempre più spesso alcuni interessanti autori (Rodrigo Plà, Padilha,
Jean Charles Hue, Oppheneimer, etc) decidono di dover prendere una posizione
proprio investendo la settima arte con questa doverosa responsabilità. A tutti
noi, spetta il resto.
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