Titolo: Holy ghost people
Regia: Mitchell Altieri
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
In questo thriller psicologico, la
diciannovenne Charlotte chiede l'aiuto dell'alcolizzato ex-Marine
Wayne per trovare la sorella, scomparsa nel profondo dei monti
Appalachi. La loro ricerca li porta alla Chiesa del Comune Accordo e
a un enigmatico predicatore che usa i serpenti, e la cui devota
congregazione di reietti rischia consapevolmente di essere ferita a
morte per cercare la salvezza nello Spirito Santo. Quello che Wayne e
Charlotte scoprono durante il loro tempo in montagna - su se stessi e
sulla natura della fede - li scuote nel profondo, mentre il mistero
della sorella Charlotte e il suo destino comincia a dipanarsi...
Le sette, la religione, le comunità nutrite di bifolchi e tutto il resto che gravita attorno a questo irresistibile flusso di gente che cerca un simbolo a cui affidare la propria esistenza per me è materia di interesse; anche quando ho la certezza che mi troverò di fronte ad un pacco senza senso come mi aspettavo per questo film.
Un prodotto commerciale senza anima
destinato a vendere qualcosa su straight to video e portarsi magari a
casa qualche recensione positiva di qualche amante dell'horror o del
suo sottogenere preferito trovando elementi originali quando invece
Altieri si è impegnato a farcire il suo film di luoghi comuni banali
e senza senso.
Sono tanti e troppi quindi non starò
ad elencarli tutti ma posso solo dire che dal plot iniziale in realtà
la storia avrebbe potuto prendere un altra piega o diventare già da
subito qualcosa come 2001
maniacs di Sullivan oppure
lo stesso Hamiltons
in cui Altieri ha giocato le sue carte.
Tutto nella setta sembra proprio
prendere la strada più legata a ciò che ci si potrebbe aspettare
con le donne tutte chinate che prendono botte dalla mattina alla sera
senza poter proferire nulla, un'equipe di uomini con delle ghigne da
psicopatici, gente che si fa prendere a scudisciate per aver avuto
pensieri impuri. Un prete che fa i sermoni abbracciando un serpente e
il classico bifolco handicappato.
Oltre a tutti questi elementi c'è poi
una messa in scena discontinua in cui tutto sembra slegato. Un film
che potete tranquillamente risparmiarvi di vedere limitandovi al
trailer.
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