Titolo: Euforia
Regia: Valeria Golino
Anno: 2018
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Matteo è un giovane imprenditore di
successo, spregiudicato, affascinante e dinamico. Suo fratello Ettore
vive ancora nella piccola cittadina di provincia dove entrambi sono
nati e dove insegna alle scuole medie. È un uomo cauto, integro, che
per non sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro, nell'ombra.
La scoperta di una malattia grave che ha colpito Ettore (della quale
lo si vuole tenere all'oscuro) spinge Matteo a tornare a frequentarlo
e ad occuparsi di lui.
Nelle note di regia è la stessa Golino ad offrire una definizione del termine che dà il titolo al film: "Si tratta di quella bella e pericolosa sensazione sperimentata dai subacquei nelle grandi profondità: un sentimento di assoluta felicità e di libertà totale".
Nelle note di regia è la stessa Golino ad offrire una definizione del termine che dà il titolo al film: "Si tratta di quella bella e pericolosa sensazione sperimentata dai subacquei nelle grandi profondità: un sentimento di assoluta felicità e di libertà totale".
Al suo secondo film la Golino fa centro
con un film solido, maturo e carico di sentimenti ed emozioni.
Pur non essendo un estimatore della
commedia italiana degli ultimi anni, non posso esimermi dal definire
questo dramma un importante segnale di vita e di cinema del nostro
paese.
Euforia parla di ricongiungimenti,
dolore, malattia, rapporti frivoli e una sorta di malessere
generazionale. Tutto attraverso lo sguardo di due fratelli, uno in
particolare Matteo e la sua famiglia borghese romana cercando di
tenere tutto sotto controllo socialmente ed economicamente in un
precario equilibrio tra auto giustificazioni professionali (i nuovi
campi profughi) e un'insoddisfazione di fondo tacitata con sesso e
droghe.
Il film della Golino è infarcito di
empatia, di sguardi, di smorfie, sorrisi, tristezza, malinconia e
solitudine. Sembrano voler vincere l'angoscia e lo smarrimento ma
alla fine quello che più si apprezza e la volontà nonostante le
difficoltà da parte di tutti di andare avanti. L'affiatamento tra
Scamarcio e Mastrandrea strano a credere ma funziona, coinvolge e a
volte fa pure sorridere.
Euforia è un toccasana per i malati,
per gli indomiti depressi. La scelta delle scene e dei momenti sono
semplici senza troppe costruzioni o scenografie gratuite per mostrare
come spendere i soldi del budget. Le poche scene madri presenti nel
film, che vedono sempre faccia a faccia Matteo ed Ettore riescono a
mantenersi credibili. L'aspetto che ho apprezzato di più essendo un
diario del dolore e dell'attesa, è stata la scelta della Golino di
fare a meno del pietismo o della commozione come invece capita in
tantissime altre commedie nostrane.
In più l'amicizia con la Tedeschi e il
film I VILLEGGIANTI deve aver contribuito nel saper gestire
l'improvvisazione degli attori e creare tanti momenti
involontariamente ironici.