Titolo: Bambini sanno
Regia: Walter Veltroni
Anno: 2015
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Una fotografia dell'Italia di oggi
attraverso la percezione della vita che hanno i bambini tra i 9 e i
13 anni. Temi come solidarietà, fantasia, futuro, amicizia sono al
centro delle risposte dei bimbi intervistati.
I bambini sanno è un prodotto ambiguo,
paradossale, tecnicamente privo di veri e propri intenti, montato
male, etc. Veltroni è quell'amante di cinema che ha provato un po di
tutto senza riuscire in niente di preciso. Critico cinematografico,
politico, scrittore e ora regista dopo l'omaggio a Berlinguer.
Prima era il passato, ora il futuro, e
del futuro si incaricano di dircela tutta i bambini.
I bambini sanno, rispetto a COMIZI
D'AMORE non ha molto in comune se non l'idea della struttura e le
interviste ai bambini.
Infatti i bambini sanno, non è un film
e nemmeno un vero e proprio documentario, dal momento che è troppo
generico e intrusivo.
Però ha il merito e l'autenticità di
darci alcuni sprazzi e delle idee su cui riflettere.
I 39 bambini scelti infatti, sono stati
scelti da una rosa di 350, come rappresentanti di multiculturalità,
diversità sociali e ogni tipo di trauma.
Un filippino in ristrettezze
economiche, una bambina nigeriana abbandonata dal padre, una
giovanissima musulmana che dialoga con le altre religioni, il rom col
padre in carcere. Il piccolo circense, il genio matematico, il malato
di leucemia allontanato dai compagni, due gemelle di cui una con
sindrome di Down, la figlia di una coppia di lesbiche, i figli orfani
di un padre ebreo omosessuale e il nipote di vittima del terrorismo.
Quello che in fondo conta sono i
sentimenti e i valori trasmessi e che portano avanti i loro
protagonisti. Se prima di tutto poniamo l'accento su questi aspetti,
la seconda opera di Veltroni ha un senso, oltre ad aver costruito una
sorta di campione che mira a rappresentare il ventaglio di generi,
classi sociali, etnie, residenze ed età dei bambini che vivono in
Italia.
Dall'altro certo rimane doveroso
puntare il dito sugli intenti, il senso dell'iniziativa, il totale
disimpegno sociale e la mancanza di contestualizzarlo di più e
soprattutto delle scelte semplici e accomodanti.
Se poi contiamo la resa stucchevole, ci
troviamo di fronte ad un lavoro accompagnato negli intermezzi da
tremende note di piano, quasi a cercare di drammatizzare ancor di più
dove i contenuti non lo richiedono.
E poi se da un lato possono sembrare
anche fastidiose le intrusioni nell'intervista del regista e per come
le domande sembrino quasi dei luoghi comuni, ancora una volta i
meriti sono tutti ai singoli bambini che, con la loro fantasia e i
loro scarti laterali, più di una volta suscitano risate e stupori.
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