Titolo: Assassinio sull'Orient Express
Regia: Kenneth Branagh
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Sullo sfondo degli anni Trenta,
dell'Art déco e del turismo esotico, Hercule Poirot scova colpevoli
e sonda con perizia le sottili meccaniche criminali. Atteso a Londra
con urgenza, trova sistemazione, lusso e conforto sull'Orient
Express. Ma una valanga e un omicidio interrompono presto i suoi
piccoli piaceri, la lettura di Dickens e la simmetria delle uova la
mattina. Mister Bouc, il direttore del treno preoccupato della
polizia e dello scandalo, chiede a Poirot di risolvere il caso.
Bloccato con tredici passeggeri, tutti sospettati, il celebre
detective improvvisa un'indagine che lo condurrà dove nemmeno lui
aveva previsto.
L'ultimo film di Branagh (artista
indiscusso che riesce a prevalere e portare i fasti maggiori nel
teatro a differenza del cinema, finendo a dirigere prodotti
commerciali come il primo film di THOR).
Ora lo shakesperiano per antonomasia
del cinema gira questo film su commissione ad omaggiare (in un epoca
di voluti e non voluti omaggi) Agatha Christie.
Ne esce un film tutto sommato con poche
debolezze, un nutrito cast, una regia patinata e stucchevole e il
nostro regista/protagonista che gigioneggia con il ruolo di Poirot
che ama definirsi il miglior investigatore del mondo.
Certo senza nulla togliere il film è
un altro remake del cult di Sidney Lumet (il migliore in assoluto)
del quale non riesce a ad andare così a fondo contando che il film
del '74 dalla sua aveva anche un buon impianto ironico elemento che
qui praticamente è assente costringendo tutto il cast ad essere
centellinato nei movimenti e nei dialoghi senza riuscire a divertire
e allo stesso tempo a creare quell'atmosfera che solo in alcuni
momenti sembra riuscire a ritrovare.
Il film in un aparola è piatto senza
riuscire mai a caratterizzare bene nessuno die personaggi tant'è che
nessuno rimarrà nella mente dello spettatore per piùdi cinque
minuti.
Branagh infine non riesce a stupire o
meglio a trovare i suoi strumenti soliti con i quali a omaggiato così
tante volte Shakespeare. Qui il personaggio è tagliato con
l'accetta, non diverte e affascina poco a causa del suo narcisismo
preponderante che l'attore/regista non riesce a nascondere.
Inoltre tutto quel senso claustrofobico
che la Christie e Lumet hanno fatto pervenire dai loro lavori qui è
snaturato dalla presenza in blocco di una c.g e una post-produzione
che camuffano troppo gli scenarui innevati.
Una lezione di stile e forma (i
pianisequenza non mancano) per un film che sembra essere stato fatto
molto di fretta e forse di cui nessuno sentiva davvero il bisogno.
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