Titolo: Ardenne
Regia: Robin Pront
Anno: 2015
Paese: Belgio
Giudizio: 4/5
Dopo aver commesso un crimine, Dave
scappa via con la fidanzata di suo fratello Kenny, Sylvie, mentre
proprio Kenny viene arrestato e trascorre in prigione quattro anni.
Quando Kenny torna libero, sforzandosi di restare sulla retta via,
Dave e Sylvie vivono insieme ma lottano per mantenere segreta la loro
relazione. Ben presto, il passato tornerà a bussare alle loro porto
e, pur di fronte al diniego di Sylvie, Kenny non è disposto ad
accettare che tra loro due sia finita.
A volte alcuni film soprattutto
indipendenti insegnano che basta poco per lasciare il segno.
Ardenne, titolo che attendevo da molto
tempo, finalmente è riuscito ad arrivare anche da noi per fortuna
ancora senza doppiaggio ( almeno per ora).
Il film di Pront fin da subito non
nasconde le sue fonti d'ispirazione che per quanto ci siano
all'interno del film, riescono comunque a dare l'idea di uno stile e
una ricerca nuova di una forma di cinema autoriale anche se non
ancora completa dal punto di vista della messa in scena e della
difficoltà ad avere sempre la massima coerenza all'interno degli
sviluppi e degli intrecci narrativi.
Una faida familiare, un segreto che non
può non portare ad una tragedia (qui i rimandi shakespiriani non si
risparmiano) e una piccola galleria di personaggi che riescono subito
a creare una perfetta empatia con il pubblico. Belgio, ma più
precisamente Le Fiandre e l'Anversa, un luogo cupo e inospitale, un
insieme di location tutta grigia e industriale tra pioggia e buio
perenne.
Tutto questo, ovviamente nei territori
cari al regista, servono per dare subito prova di come Pront conosca
benissimo quell'hinterland culturale e il lavoro sui personaggi
diventa quasi naturale.
Il pessimismo e l'immobilità di questa
cittadina fiamminga porta subito alla paralisi di una cittadina che
distrugge ogni tipo di prospettiva portando a enormi problemi legati
alla delinquenza ma soprattutto alla tossicodipendenza.
"Il mio film è profondamente
legato al territorio, altrimenti non girerei un lavoro di questo
tipo. I miei personaggi sono più che reali, ogni giorno apro le
pagine dei giornali in Belgio e trovo storie ancor più folli".
Storie quasi reali di vita che spesso e
volentieri spaventano ancora di più perchè ci toccano nel profondo.
Il finale di Ardenne è così tragico
che mette insieme il pulp tarantiniano e il grottesco dei Coen con
una marcia in più.
Senza dimenticare un cast misuratissimo
e dei dialoghi che in alcuni momenti lasciano alla deriva
sull'impossibilità di poter cambiare vita e intenti ma magari
cercando solo di rifarsi una vita e redimersi.
In alcuni casi questa possibilità
l'ambiente non sembra proprio permetterlo e Ardenne sembra tastare
questo terreno.
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