Titolo: A good woman is hard to find
Regia: Abner Pastoll
Anno: 2019
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5
Crescere un figlio da sola non è
semplice. Ne sa qualcosa Sarah, una giovane rimasta da poco vedova
che vive in quartiere controllato da un crudele narcotrafficante. Suo
figlio Ben non parla più dal giorno in cui ha visto il padre
accoltellato a morte all'interno della loro stessa proprietà. La
polizia non ha fatto nulla e Sarah è oramai sull'orlo
dell'esaurimento quando un giorno uno spacciatore locale fa irruzione
nella sua abitazione. Temendo per Ben, decide di aiutare l'uomo che
ha bisogno di nascondere ciò che ha rubato al boss del quartiere.
Così facendo, questi continua ad andare e tornare dalla sua casa e
Sarah, pur non sapendo come comportarsi, sa che deve fare qualcosa
prima che sia troppo tardi.
Pastoll diresse nel 2015 Road Games un
thriller insolito che vantava una scrittura e una piega degli eventi
abbastanza originale in un mercato ormai omologatissimo confermandosi
come un indie autoriale e inserendo il regista tra quelli da tenere
d'occhio. A quattro anni di distanza conferma un film meno originale
nella scrittura ma che riesce a divertire (cercare le pile per il
proprio vibratore può non essere così facile, ma si è disposte a
tutto) a lasciare interdetti a creare sinergie assurde, in un film
girato in 16 giorni che passa dal dramma famigliare all'home
invasion, al noir grottesco fino alla vendetta della final girl. Un
film british al 100% che alterna una forte carica ironica a scene di
sorprendente brutalità senza lesinare qualche inaspettato colpo di
scena.
E poi c'è lei Sarah che tiene sulle
spalle tutto il film dando filo da torcere ad ogni maschio alpha
della pellicola, lasciandoli tutti allo sbando e prendendo lei il
controllo della situazione alternando stati d'animo molto reali e
soprattutto non puntando sui soliti stereotipi della femme fatale.
Emancipazione, indipendenza, farla
finalmente pagare ad un commesso di un supermercato troppo ficcanaso
dopo aver demolito un boss e i suoi gregari. Il titolo del film è
profetico così come la trasformazione della protagonista che
arriverà a tagliare a pezzi il cadavere di Tito, estrarre da una
testa mozzata una pistola, colpire a colpi in faccia armata di
vibratore. Un noir spietato e mai troppo sopra le righe capace di
intrattenere, far riflettere, divertire e infine stupire con una
buona dose di sangue e violenza.
Nessun commento:
Posta un commento