Titolo: Zebraman 2
Regia: Miike Takashi
Anno: 2010
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5
Anno 2025, Tokyo è diventata Zebra City dopo gli eventi raccontati nel film precedente e in particolare dopo che l'allora ministro della difesa si è proclamato capo assoluto della città. Zebraman, misteriosamente scomparso da 15 anni, lo ritroviamo in strada, senza memoria e senza coscienza di sè. Mentre nella città l'istituzione dello Zebra Time (5 minuti ogni 12 ore in cui ognuno può compiere indisturbato qualsiasi tipo di crimine senza subirne le conseguenze legali) miete vittime e fa crescere la popolarità del sindaco, l'ignaro Zebraman guadagna consapevolezza di sè e di cosa sia successo nei 15 anni che lo separano dal suo ultimo stato di coscienza.
Come per lo ying e lo yang all’interno del bene ci deve essere sempre un po di male e viceversa e infatti questo secondo capitolo è una riflessione sulla necessità di una via dei mezzo tra gli abusi di potere.
E da questo incipit che si potrebbe iniziare ad analizzare Zebraman 2 proprio come il bisogno di trovare una speranza contro la dittatura delle forze dell’ordine e della loro libertà nel giustiziare chiunque si trovi sul cammino.
Miike è sempre fantastico, ultimamente si è concesso molte libertà e si diverte con la computer grafica senza però dimenticare il peso importante della narrazione ed il ritmo sfrenato e a tratti psichedelico.
Inferiore al predecessore che mostrava un anti-eroe che nasce dal bisogno del consenso popolare diventando l’arma di riscatto del piccolo villaggio. E’un personaggio anomalo, ottimamente caratterizzato nel primo capitolo in cui dagli scorci e quant’altro si poteva assistere ad una parodia delle serie televisive anni ’60 e ’70 soprattutto nella lotta contro i mostri.
Con quasi ottanta film all'attivo in poco più di vent'anni di carriera (un primato il suo), Miike ha ormai esplorato tutti i possibili generi cinematografici, cimentandosi con contesti produttivi anche molto differenti tra loro: dalle mini-serie televisive ai blockbuster, dai b-movie alle produzioni low-budget senza dimenticare il v-cinema e la sua indipendenza dopo DEAD OR ALIVE.
Con clip musicali, balletti,pantomime,autocitazioni,umorismo a palate e un’atmosfera grottesca e un montaggio travolgente e una storia che seppur deboluccia risce sempre ad essere funzionale al suo scopo e convergere contaminazioni esorbitanti e libero sfogo agli attori.
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