Titolo: Shame
Regia: Steve Mcqueen
Anno: 2011
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Brandon è un uomo di circa trent'anni che vive a New York e che non è in grado di gestire la propria vita sessuale. Quando la ribelle sorella minore si trasferisce a vivere nel suo appartamento, gli equilibri del mondo di Brandon vanno fuori controllo.
Il secondo film di Mcqueen dopo il convincente HUNGHER, si re-interessa agli impulsi umani in particolare sulla dipendenza dal sesso come maschera di un vuoto esistenziale sconvolgente che il protagonista cerca di nascondere con la sua catarsi in perfetto sex-simbol. Non è un film erotico con scene volutamente sessuali, nel senso che quello che il regista vuol fare notare è proprio la monotonia del sesso inteso come consumazione dei corpi tanto per citare Pasolini e di tutta la paura che si nasconde nel vivere un vero rapporto di coppia e di assumersi le responsabilità della vita di coppia.
Qualche errore o meglio alcune volute dilatazioni in termini di tempo e lungaggini soffrono e appesantiscono un po’ nella fruizione del film rendendolo in alcuni momenti davvero soporifero così come le inquadrature a volte noiose proprio nelle loro minuziose inquadrature maniacali e i primi piani sui particolari dei rapporti erotici o la canzone New York, New York cantata dalla sorella di Brandon.
Brandon consuma, usa, sfrutta (venendo spesso usato a sua volta) e in questo la scelta di Fassbender risulta azzeccata riuscendo a essere realistica e molto sofferta. Approfondito, reale e contemporaneo e il rapporto che vive con la sorella. New York è funzionale e perfetta come location per dare quel senso di neutralità e del processo di spersonalizzazione che sembra vivere ognuno all’interno del film.
Brandon s’immola per uno dei più grandi tabu della storia senza riuscire a trovare una dimensione normale in quella che invece a lui sembra essere la sua normalità.
Il vero protagonista è il sesso, ma quello patologico, definirlo un film erotico o soft-porn è un limite dello spettatore che non riesce a distinguere la feroce critica e il ruolo dell’uomo e del sesso come oggetto, libertà di potersi comprare tutto e subito in una metropoli che in cui è facile essere carnefici e dimenticarsi delle vittime così come può risultare strano ma non impossibile rivedere la stessa ragazza che ti sorride sulla metro.
Cosa può dunque fare Brandon dopo il suo cammino di redenzione…
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