Francia, 1890. L'inventore Louis Le Prince, dopo aver brevettato una macchina per filmare le immagini in movimento e proiettarle in grande sullo schermo, è scomparso in circostanze misteriose: da allora di lui e di quella sua invenzione non si è saputo più nulla. Cinque anni più tardi, i fratelli Lumière di Lione hanno brevettato una macchina molto simile a quella di Le Prince denominata Le Cinematographe: da quel momento, il 1895 è stato considerato universalmente come la data ufficiale della nascita del cinema. Ma resta un enigma: che cos'è successo a quel Louis Le Prince? E dove sono finiti lui e la sua invenzione brevettata? Fino a oggi questo mistero (assolutamente autentico) è rimasto irrisolto.
L'ultimo film di Cozzi è oggettivamente brutto con pessimi effetti speciali e recitato in maniera molto amatoriale. Eppure in quel suo voler essere un mistery con indagine per svelare segreti e cospirazioni riesce anche se con una discontinuità molto sentita a rendere partecipe lo spettatore della storia e di alcune stranezze che succedono. E' uno di quei progetti che un amante di cinema di genere come Cozzi si è portato dietro per decenni con la speranza di poterlo realizzare, portando alla luce un mistero sepolto della settima arte e facendo luce su alcune storie che non conosciamo di Melies. In particolare ad opera di Louis Aimé Augustin Le Prince, inventore di un processo che anticipava di alcuni anni quello dei Lumière, su cui Luigi cerca di investigare intervistando emeriti intellettuali e citando fonti, il quale sparì a bordo di un treno e non venne mai trovato proprio quando stava per portare alla luce la sua scoperta. C'è poi il caso di Aureo Silvestre che nel Seicento scrisse il trattato dove con la luce si cancella la luce. In tutto questo l'autore compie dei veri e propri viaggi nel tempo. Se si è amanti del low budget, delle produzioni indipendenti, questo film pur nella sua lunghissima durata ha un suo perchè e merita una visione.
Nessun commento:
Posta un commento