Titolo: Armata Brancaleone
Regia: Mario Monicelli
Anno: 1966
Paese: Italia
Giudizio: 5/5
In sella ad un ronzino giallastro,
Brancaleone da Norcia, cavaliere fanfarone e dai pochi meriti, guida
un'improbabile compagnia di miserabili alla conquista del feudo di
Aurocastro nelle Puglie
Monicelli è uno dei più grandi
esponenti del cinema italiano da sempre. Un maestro in grado di
scherzare con commedie semplici quanto complesse negli intenti,
drammi molto forti, film sulle diseguaglianze sociali, film di
guerra, di genere e di costume.
Brancaleone è un'icona, il nostro Don
Chiscotte meno matto e in grado di pugnare come si deve principi e
bifolchi. Un soldato di ventura in fondo semplice e buono con un
senso dell'onore incredibile che bilanciava i soprusi e i tradimenti
in un'Italia medievale famelica e stracciona.
Dalla scena iniziale dell'assedio dei
barbari dove uno si mangia a morsi dei pulcini vivi, comprendiamo
come l'autore abbia cercato il più possibile pur con scene ironiche
e dialoghi ispirati, di mantenere quello stato di degrado a cui la
maggior parte delle persone al tempo era in grado di arrivare, come
ad esempio per uno dei suoi uomini una situazione paradossale come
quello di stare assieme ad un'orsa vivendo nella sua tana.
Monicelli inquadrando perfettamente
quel Medioevo irresistibile e turbolento crea un'avventura di salda
presa comica in cui l'invenzione farsesca si mescola alla citazione
colta (si va da come dicevo da Cervantes a Kurosawa al Pulci fino a
Italo Calvino) e soprattutto è forse il primo a saper unire uno
stile antieroico e godereccio, surreale e onirico, senza tralasciare
lo sfondo violento, facendo attecchire una delirante e radiosa
rivisitazione in chiave comica di uno dei momenti più bui della
storia dell’umanità.
Tra monaci santi, purificazio e tutto
il resto, Brancaleone e il suo manipolo di poracci rimarrà sempre
uno dei più grandi successi del cinema italiano del dopoguerra,
un'idea divertentissima realizzata con grandissima ironia da un
terzetto di sceneggiatori che ci hanno regalato diversi capolavori.
(Mario Monicelli, anche regista, Agenore Incrocci, in arte Age, e
Furio Scarpelli)
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