Titolo: O lobos atras da porta
Regia: Fernando Coimbra
Anno: 2013
Paese: Brasile
Giudizio: 4/5
Una bambina viene rapita. Alla stazione di polizia,
Sylvia e Bernardo, i genitori della vittima, e Rosa, la principale indiziata
del rapimento nonchè amante di Bernardo, forniscono testimonianze
contraddittorie che rivelano un tenebroso triangolo amoroso fatto di desideri,
bugie, e malvagità.
As boas maneiras e Bacurau sono state scintille in un
cinema, quello brasiliano, davvero poco conosciuto e quasi senza distribuzione
da noi. Entrambi prendevano tanto dal cinema di genere plasmandolo con metafore
politiche e sociali attuali e interessanti.
Il film di Coimbra si accende però su un dramma davvero
che lascia basiti per quanto il colpo di scena finale riveli una violenza senza
eguali, un film che farà discutere, non piacerà, scioccherà senza mezzi
termini.
Tra i tre però è quello più urbano, che tratta di gelosie
e tradimenti portandoli quasi al paradosso e alzando l’asticella del dramma in
alcune performance davvero esplosive sia per quanto concerne la violenza che
nelle scene di sesso. Un film dove la disperazione della solitudine porta a
fare azioni che non si credevano possibili. La gelosia, l’ambizione, il voler
prendersi qualcosa a tutti i costi, sono le linee su cui il film si regge dove
l’incidente scatenante lascia subito spazio ad un lungo flash back che si
delinea durante tutto l’arco narrativo.
Rio de Janeiro nella sua povertà diventa lo scenario
perfetto incarnando la perfetta metafora dove una macchina sportiva sembra un
bene di lusso, dove il lavoro e i ritmi non lasciano tempo libero, dove tutto
appare come un caos e dove il sogno di poter vivere una vita più felice e più
appagante porta a sogni allucinati che straziano la realtà.
Un film con un ritmo incredibile, dove i dialoghi hanno
il sopravvento, dove gli attori ci mettono quel qualcosa in più, dove è tutto
un rincorrersi tra vittime e carnefici e dove la fiducia è il sentimento che
paga il prezzo più forte di tutto il film.
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