Titolo: Steak
Regia: Quentin Dupieux
Anno: 2007
Paese: Francia
Giudizio: 3/5
Nel 2016, la moda e i canoni di bellezza sono cambiati e
una nuova tendenza si fa strada tra i giovani: il lifting facciale. Georges, un
giovane laureato recentemente rifattosi, approfitta dell'estate per integrarsi
in una banda di bulli. Blaise, un reietto perdente ed ex amico d'infanzia di
Georges, amerebbe far parte del gruppo ma non è così semplice.
Steak e il tema dell’accettazione. Dupieux torna alle sue
tematiche e il suo squisito non-sense, elementi che fanno sempre da padroni
come alcune trovate davvero esilaranti e originali.
I Chievers, come la bella canzone elettronica, sono
l’altro lato della medaglia dei Drughi (quelli più sfigati e meno pericolosi) che
cercano di spadroneggiare facendo prove di forza che assumono contorni
ridicoli, provocano senza un motivo in particolare bevendo latte colorato.
Omologazione, bullismo, fraintendimenti, loop temporali,
battute inverosimili, il bisogno di apparire e di essere accettati per
appartenere a qualcosa che in fondo non piace nemmeno.
La commedia grottesca di Dupieux non è così inverosimile,
mostra un lato dei giovani e non solo e di come la totale mancanza di senso
della vita porti alle soluzioni più patetiche e drammatiche, come spararsi delle
graffette sui lati della faccia per avere un viso più tirato, oppure
mascherarsi per farsi accettare e molto altro ancora.
Steak per certi versi è anche uno dei film marcatamente
più politici che dietro gag e slapstick mostra una società che spersonalizza
gli individui trasformandoli in automi e gregari perfetti come Georges e Blaise
senza un minimo di autostima e portati a fare azioni sempre più pericolose a
anticonservative.
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