Titolo: A taxi driver
Regia: Hun Jang
Anno: 2017
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5
Corea del Sud, 1980. Un cronista occidentale e il
tassista che lo accompagna arrivano a Gwangju: qui è in corso una rivolta
contro il governo guidata dagli studenti. A spingerli è il bisogno di libertà.
Un momento epocale, a cui i due guardano con occhi diversi…
Ogni paese ha i suoi scheletri nell’armadio. Quando si
parla di regime, i fantasmi diventano molteplici.
Jang è solito preferire temi di guerra, complotti, trame
mai scontate e portatrici di contesti storici complessi che spesso si sceglie
di non far vedere. La strage o meglio la repressione di Gwangju è stata
trattata nel cinema in diverse opere ma A taxi driver sceglie un percorso pieno
di ostacoli e si prende il coraggio e il rischio di strutturare l’arco
narrativo dividendolo in parti nette. Dramedy, comicità, tragedia, commedia,
dramma puro, azione, indagine, Jang mescola tutto con spensieratezza come lo
sguardo di Kim e le gag di una commedia road movie che predilige soprattutto
nel primo atto le differenze culturali con simpatici dialoghi che condiscono le
incomprensioni linguistiche soprattutto le “minacce” di Kim nei confronti di
Jurgen. Tutti ingredienti che riescono a trovare un connubio che seppur con qualche
buca qua e là non appassisce mai e non appare mai scontato preferendo seguire
Kim Man-seob in tutti i suoi cambiamenti, riuscendo nel compito più difficile
ovvero caratterizzare un uomo comune e trasformarlo a seconda di come cambiano
gli eventi sotto i suoi occhi portandolo a fare doverose riflessioni.
In questo il giornalista tedesco Jurgen ‘Peter’ Hinzpeter
appare come una sorta di Virgilio che lo conduce negli abissi dell’inferno,
nelle strade dove muoiono i manifestanti e l’esercito usa tutta la violenza
possibile per fare una strage senza mezzi termini. A taxi driver devia le sue
coordinate da facilonerie o manierismi, evitando i sensazionalismi e cercando
di rimanere più umano possibile contando che si passa veramente negli atti da
un registro all’altro. Formidabili le interpretazioni e veramente azzeccate le
scene dove i protagonisti vengono accolti da famiglie comuni che sanno che
l’apocalisse è alle porte ma scelgono di difendere, mettendo a repentaglio la
loro libertà, quel bisogno di denunciare e far luce su un episodio così carico
di inusitata violenza.
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