Titolo: Furies
Regia: Tony D'Aquino
Anno: 2019
Paese: Australia
Giudizio: 3/5
Un gruppo di donne rapite lotta per la
sopravvivenza contro degli psicopatici mascherati, in un gioco
mortale diretto da misteriosi committenti.
The Furies è l'esordio alla regia di
tale Tony D'Aquino, uno di quei nomi che sembra promettere bene a
metà tra un boss italo-americano e un'amante del trash.
Furies combina tanti elementi, cerca
sensazionalismi in ogni dove, prova a lanciarsi in una sfida nella
sfida quando ad esempio si gioca con il metacinematografico e per
tutto il primo atto fa quello che deve senza lesinare sul sangue,
infilando elementi che sembrano assai funzionali ed inizia come
potrebbe finire un tipico slasher con la final girls che scappa e il
killer di turno che la rincorre.
Quasi un unico ambiente, effetti
speciali tutti rigorosamente artigianali e con un audio che riesce
bene a esprimere il disagio e la mattanza che si sta compiendo sullo
schermo.
Il problema arriva diciamo verso la
fine del secondo atto e tutto il terzo dove le lacune di scrittura
sono larghe come buche dove potrebbe tranquillamente sprofondare la
protagonista.
A questo punto forse D'Aquino avrebbe
fatto meglio a lasciare la sospensione dell'incredulità senza poi
spiegare di fatto nulla, perchè soprattutto le spiegazioni, le
giustificazioni e il climax finale da revenge-movie sono un limite
forte per un film che strizza l'occhio all'exploitation, a tutti i
serial killer in celluloide che sono passati davanti ai nostri occhi
dal ’78 in poi con delle maschere davvero suggestive e funzionali,
così come il cast che a parte qualche sbaglio forse voluto
(l'attrice orientale è impressionante nel peggiore dei termini) ha
una buona protagonista.
Furies lo si ama, ma da un certo punto
produce una smorfia nello spettatore amante dei generi che vede
un'ottima occasione sprecata per un esercizio di stile e forma che
sorpassa il fondamentale lavoro di scrittura
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